Ora l'uomo deve difendersi dalla accusa di tentata violenza privata contro la parlamentare 5 stelle Maria Edera Spadoni. "Non ci sono prove perché possa sostenersi un'accusa del genere, chiederemo il proscioglimento" la replica del legale dell'imputato
Per il pm della Direzione distrettuale antimafia di Bologna non ci sono dubbi: Domenico Lerose voleva intimidire la parlamentare. “Lei Grande Aracri non lo deve neanche nominare”. Per questa frase che avrebbe rivolto a Maria Edera Spadoni eletta con il Movimento 5 stelle, la Dda ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per il 59enne Lerose, nato a Cutro e residente a Reggio Emilia. “Non ci sono prove perché possa sostenersi un’accusa del genere – la replica dell’avvocato Francesca Frontera, legale dell’uomo, contattata telefonicamente da ilfattoquotidiano.it – chiederemo il proscioglimento”.
In attesa che il giudice per le udienze preliminare si pronunci se accogliere la tesi dell’accusa o quella della difesa, questa è la ricostruzione del pm Marco Mescolini: il 18 ottobre 2014 in un comizio in piazza Martiri del 7 luglio a Reggio, la deputata aveva parlato a lungo della vicenda di Brescello. E qui bisogna aprire subito una parentesi: poche settimane prima in una video intervista, l’allora sindaco Pd della cittadina, Marcello Coffrini, aveva definito Francesco Grande Aracri (condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso e fratello di Nicolino) uno “molto composto, educato che ha sempre vissuto a basso livello”. Ne nacque una grossa polemica politica, con i 5 stelle, e in particolare con la deputata reggiana, in prima linea per chiedere le dimissioni di Coffrini (poi arrivate un anno e mezzo dopo).
Quel giorno, il 18 ottobre 2014, la parlamentare aveva ribadito dal palco le sue posizioni contro il sindaco e nominato più di una volta quel cognome così evocativo nel Reggiano: Nicolino Grande Aracri è infatti considerato da diverse Dda d’Italia il capo indiscusso dell’omonima cosca a Cutro e punto di riferimento della presunta ‘ndrina emiliana sgominata nel gennaio 2015 con gli arresti dell’operazione Aemilia. Finito il discorso, Lerose e altre due persone si erano avvicinate a scambiare due chiacchiere con Spadoni. E mentre gli altri due discutevano dei temi del comizio, sarebbe intervenuto Lerose: “Lei Grande Aracri non lo deve neanche nominare”. La Spadoni poco tempo dopo andò a fare denuncia ai carabinieri.
Ora Lerose dovrà difendersi dalla accusa di tentata violenza privata, aggravata dal fatto di essere stata commessa contro un pubblico ufficiale e di essere stata commessa per agevolare l’associazione ‘ndranghetista di cui è stato riconosciuto fare parte Francesco Grande Aracri.