L’invenzione, naturalmente, è sua. Le vallette le ha inventate lui, e chi sia lui non bisogna nemmeno ricordarlo. Era il 1994 quando con Pippo “l’ho inventato io” Baudo faceva il suo ingresso nella storia dell’Ariston la dicotomia valletta bionda/valletta mora, radicatasi tanto in fretta da sembrare che non sia mai esistito altro. Una cantante e una modella, le pioniere: bionda, diafana, praticamente scesa dalla luna Anna Oxa, nerissima e statuaria Cannelle. Prima di loro solo alcune bellezze in solitaria, tra cui Lorella Cuccarini, Gabriella Carlucci ed Edwige Fenech, avevano accompagnato i conduttori, tradizionalmente e rigorosamente uomini, dell’evento canoro più importante d’Italia. Dopo di loro, il ruolo è diventato un’istituzione.
Essere scelta come “valletta” al Festival di Sanremo ha assunto l’aura della consacrazione: per passare dal grado di starlette a quello di star, in Italia, occorreva passare dalla città dei fiori. Calcando la sacra scalinata come in una sfilata, quasi senza profferir verbo. Attrici e modelle chiamate non a condurre ma a dire in un sorriso appena una manciata di parole, limitando gli interventi artistici a pochi momenti per ogni serata (memorabili le performance canore di Autieri e Gerini nel 2004), senza per questo avvertire il ruolo come una deminutio della propria professionalità. Un gioco, quello della mannequin festivaliera, che Gabriel Garko vede oggi come la peste ma che è stato una benedizione per Anna Falchi e Claudia Koll, Sabrina Ferilli, Valeria Marini, Serena Autieri, Claudia Gerini, Manuela Arcuri, Bianca Guaccero, Vittoria Belvedere. Un ruolo che ha chiamato in Italia modelle di fama mondiale e bellezza epocale come Valeria Mazza, Eva Herzigova (che ha impietosamente surclassato in bellezza Veronica Pivetti, che ebbe in sorte d’accompagnarla sul palco), Laetitia Casta, Ines Sastre, Megan Gale. E se negli anni, il novero si è arricchito di celebrità, portando sul palco dell’Ariston le attrici Paola Cortellesi e Gabriella Pession e l’étoile Eleonora Abbagnato, il tempo ha contribuito anche a spostare il focus del ruolo femminile da quello di splendido contorno a quello di portata principale. Un nome su tutti: Michelle Hunziker, conduttrice insieme a Baudo, coperta d’oro non solo metaforicamente. Ma anche Simona Ventura e Antonella Clerici, conduttrici in solitaria.
Sfilare sul palco dell’Ariston è un gioco, e il talento sta nel saper giocare. Ha saputo giocare Belen Rodriguez, scegliendo di lasciare il segno più che altro con un tatuaggio, nell’anno in cui fu compagna d’avventura di una Elisabetta Canalis che non ha avuto lo stesso lampo di genio di lasciar cadere un lembo di stoffa da consegnare alla posterità. Scopo del gioco, per tutte: dimostrare d’essere all’altezza. E se alcune son riuscite alla grande (vedi alla voce Rocio Morales), di altre ricordiamo a stento i nomi e qualche abito più o meno discutibile (ogni riferimento ai pantaloncini di Federica Felini è puramente casuale), e va bene così.
Di quest’anno ricorderemo senz’altro il talento sorprendente di Virginia Raffaele e gli abiti perfetti indossati dalla perfetta Madalina Ghenea. E difficilmente la modella se ne avrà a male se non verranno scritti dei trattati sulle sue capacità attoriali. Sicuramente, con la stessa classe con cui sfila e si scusa per il suo italiano perfettibile, accetterà il gioco e la definizione di valletta, tacendo il desiderio d’essere co-conduttrice. Per valletti e vallette tacere, sul palco dell’Ariston, è comunque un onore. In certi casi, addirittura un consiglio.