Non passa anno che a febbraio, tra note sanremesi e cuoricini di San Valentino, mi torni in mente Marco Pantani. Con il Festival di Sanremo al suo culmine e la festa degli innamorati alle porte sarò un po’ folle a ricollegarmi alla tragica sorte di Pantani penserete. Forse sì, ma spesso questi due eventi si ricollegano alla vita di ognuno di noi. A quella del Pirata, morto la notte di San Valentino del 2004, parecchio.
Pantani aveva nella musica la sua grande passione dopo le due ruote. Chi non ricorda la sigla dedicata al Giro d’Italia con cui si apriva la diretta, allora su Mediaset. E adesso pedala era ironica, divertente e spensierata. Era il 1996, Marco Pantani era infortunato per il gravissimo incidente procuratosi durante la Milano-Torino del 1995 e non potendo gareggiare indossò i panni di cantante. Il testo era di Elisabetta Mondini, e sempre grazie a lei, nell’inverno 1997, si presentò alla commissione artistica del Festival di Sanremo con il brano “Pibe de Oro”, chiaramente dedicato a Maradona. La canzone con le musiche di Fabio Anastasi (tastierista di Luca Carboni) venne bocciata. Pantani aveva chiesto anche al cantautore cesenate Marcello Pieri di aiutarlo a mettere in musica i suoi più intimi pensieri. La canzone nacque ma la fenomenale stagione ’98, prima, e l’esclusione dal Giro del ’99, poi, tolsero tempo ed entusiasmo a Pantani che al Festival non la portò mai, anche perché quella canzone avrebbe assunto il sapore di un’auto-difesa.
Basta leggere il titolo In punta di piedi: il gesto della pedalata dell’atleta, ma anche la sua discrezione di uomo vi erano racchiuse. Rileggendo o ascoltando le strofe, ripercorre la sua vita: ”Ci sarà una biciclettina, nel cortile di una casa, che farà partire i sogni di un bambino” la sua infanzia. Il suo modo di intendere le corse: “La vita mia non è una corsa in bicicletta/ la vita mia, forse, è vincere la fretta/ la vita mia è un traguardo sempre più lontano/ è una salita e poi un altipiano/ c’è un po’ di poesia/ è volontà che si è fatta strada/ e cosa importa che io vinca o cada”. Rimbomba oggi, dopo 12 anni, come una tragica premonizione questa strofa: “Io me ne andrò come sono arrivato, in punta di piedi”.
Marco ammirava un cantante e sperava che potesse cantare la sua canzone. Era Renato Zero, stasera super ospite del Festival. Sarebbe bello che qualcuno lo avvertisse, e che Renato regalasse due strofe alla memoria di Marco.