Era emigrato negli Stati Uniti, ma nel 1989 Washington gli aveva revocato la cittadinanza e lui era stato costretto a lasciare il Paese. Quindici anni più tardi il suo nome figurava tra i titolari di una pensione americana. Il figlio: "Ha pagato le tasse"
E’ morto nella sua nativa Croazia all’età di 92 anni. Jakob Denzinger, ex guardia di Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, si era trasferito negli Stati Uniti dopo la guerra, ma nel 1989 Washington gli aveva revocato la cittadinanza e lui era stato costretto a lasciare il Paese a causa della cosiddetta pratica del Nazi Dumping, ossia lo sbarazzarsi dei nazisti sospettati di crimini di guerra. Dopo aver fatto le valigie ed essere fuggito in Germania, si era stabilito in Croazia, dove le autorità avevano avviato un’indagine nel 2014 sul suo operato.
Nello stesso anno il suo nome era comparso in un’inchiesta della Associated Press che aveva rivelato come degli ex militari tedeschi sospettati di crimini di guerra si godessero la pensione a spese dei contribuenti americani. Secondo l’inchiesta, il governo americano aveva infatti continuato a versare milioni in pensioni a decine di nazisti espulsi dagli Stati Uniti quando si decise di privare loro della cittadinanza americana perché sospettati di crimini di guerra. Le pensioni venivano erogate con la benedizione del Dipartimento della Giustizia di Washington che le usava come una sorta di merce di scambio per i nazisti che accettavano di andarsene dal Paese, oppure che semplicemente scappavano prima di essere deportati.
Denzinger era citato tra i pochi – almeno quattro – ancora in vita che anche dopo il ritorno in patria ha continuato a ricevere ben 1.500 dollari al mese dalla Social Security americana, circa il doppio di quanto prende in media un operaio croato. Il figlio aveva commentato che il padre si meritava la pensione del governo americano perché aveva pagato le tasse per anni.