“Questo sit-in è per chiedere verità e giustizia non solo per Giulio, ma per tante vittime del regime di Al Sisi, più spietato e feroce di quello di Mubarak”. Così diversi comitati che si occupano di Medio Oriente sono scesi in piazza a Roma in ricordo del ricercatore italiano Regeni trovato morto il 3 febbraio scorso nella strada che collega il Cairo ad Alessandria. “C’è un salto di qualità, è la prima volta che viene colpito uno studente europeo”, spiega Germano Monti a capo del comitato Khaled Bakrawi che aggiunge: “C’è un tentativo di insabbiamento anche per i legami strategici ed economici tra occidente ed Egitto, ma noi ostacoleremo l’oblio su questa storia”. “I suoi studi sui sindacati – aggiunge Ahmed Abdel Aziz del comitato libertà e democrazia per l’Egitto – sono la ragione della sua morte. Al Sisi è ormai un ostacolo per il futuro democratico dell’Egitto, il governo italiano intervenga con forza”. Poi due manifestanti si interrogano: “Non si può stringere la mano ad un dittatore e piangere la morte di un ragazzo italiano. Serve coerenza, giustizia e verità, qui accendiamo un faro sui tanti morti del regime Al Sisi, tanti i depistaggi e le omissioni, ma il corpo di Giulio parla chiaro. Il governo italiano non si accontenta di verità presunte? Speriamo che dalle parole seguiranno i fatti”