Come volevasi dimostrare. Era nell’aria. L’offensiva ai danni della reversibilità delle pensioni sta per realizzarsi.
È il preoccupante allarme lanciato dal segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti. Questi, dalle pagine dell’Huffington Post, denuncia l’arrivo di un disegno di legge delega del Governo alla commissione lavoro della Camera: tale disegno di legge racchiude un punto decisivo, che non deve sfuggire. Esso andrebbe a colpire il diritto alla reversibilità delle pensioni. Proviamo a spiegarlo nel modo più semplice e diretto: secondo il ddl le reversibilità saranno considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali.

giù le mani pensioni 675

 

Cosa vuol dire? L’accesso alla pensione di reversibilità sarà legato all’Isee e quindi al reddito familiare: andrà inevitabile a diminuire il numero delle persone che continueranno a vedersi garantito tale diritto. È risaputo che l’asticella dell’Isee è piuttosto bassa, tarata su redditi che non sarebbe fuorviante e offensivo definire da fame. Sicché per superare l’asticella e perdere il diritto basta davvero pochissimo. Se una vedova vive ancora con il figlio e questi percepisce un piccolo reddito, ecco che perderà il diritto alla reversibilità.

Tutto come da copione, dunque. Gli stessi che hanno rottamato l’articolo 18 – con un vero e proprio attentato al mondo del lavoro – promuovono oggi le unioni civili: non certo per estendere i diritti, bensì per rimuoverli linearmente. Che cosa volete possa importargliene dei diritti ai magnati della finanza internazionale e ai loro maggiordomi politici? Nulla, a meno che tali diritti civili non servano a distruggere il mondo dei diritti sociali e del lavoro. Ecco spiegato il segreto delle unioni civili, usate – lo ripeto – per negare i diritti del lavoro.

Come l’articolo 18 fu criminalmente rimosso con la scusa che non copriva tutti i lavoratori, così ora tolgono la reversibilità delle pensioni: non coprendo tutti, la si toglie a tutti. Logica vorrebbe invece che articolo 18 e reversibilità delle pensioni venissero estesi a tutti i lavoratori e a tutte le coppie, omo ed etero. Si produce invece quella che con Hegel chiamo l’uguaglianza dell’irrilevanza: si rendono gli individui uguali nell’esiziale senso di ugualmente irrilevanti. Fanno passare per privilegi i diritti e, in questo modo, dietro la vernice della lotta ai privilegi dissolvono il mondo dei diritti sociali, sempre in nome del sacro vangelo della competitività e della “società aperta”, che in realtà corrisponde alla società più chiusa e diseguale dell’intera avventura storica umana.

Et voilà, ecco spiegato il trucco. Evidente, evidentissimo. Ma chi lo svela verrà silenziato come omofobo, e ogni discussione razionale sul punto sarà come sempre bloccata in partenza. L’egemonia, gramscianamente, dei dominanti è totale: a tal punto che anche i dominati la subiscono e si muovono con le mappe concettuali fornite loro dai dominanti. Le masse lobotomizzate dal potere sono oggi un soggetto indisponibile e con le armi spuntate. La situazione è tragica, ma non seria. Ora capirete anche perché si evita accuratamente di fare l’unica cosa sensata che andrebbe fatta, come già si fece per l’aborto e il divorzio: un referendum. Non lo fanno perché l’èlite dominante ha già deciso e non ha bisogno di legittimazione democratica.

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