Carlo Conti 7
L’abbiamo scritto tante volte, lui ama la normalità. Ha scelto – ed è imperdonabile anche se è un tributo da pagare a Mediaset per la non contro programmazione nei giorni del Festival – Gabriel Garko. Non c’è stato nemmeno un minuto di politica: non è necessaria, ma è innaturale che non entri nemmeno per un attimo, nemmeno per sbaglio. Ed è nella tradizione di Sanremo potersi permettere anche di essere dissacranti. La selezione musicale è scadente, con le dovute eccezioni (Stadio, Elio e le Storie tese, Ruggeri, Noemi). La scelta di Virginia Raffaele è stata una grande intuizione. E con lei è stato generosissimo: le ha lascito la parte da protagonista. Ci ha propinato i coniugi Salamoia, un Anteprima non classificabile, un bis di Brignano (era stato all’Ariston due anni fa) di cui davvero non si sentiva il bisogno. Nessuno che potesse dare minimamente fastidio a nessuno. Poi è vero, ha portato Ezio Bosso, ha portato l’atleta paraolimpica Nicole Orlando. Senza cadere nella retorica. La sua conduzione è tecnicamente perfetta, senza incanto però. E’ riuscito a stare lontano dal tema delle unioni civili: ma la neutralità è un valore solo per chi pensa di avere qualcosa da perdere (in termini di consenso). Peccato. Però ha avuto ascolti incredibili (un telespettatore su due ha visto il Festival, quasi tutte le sere). Farà Sanremo anche l’anno prossimo, quasi sicuro (per la direzione artistica ha un contratto anche per il 2017, dovrà sciogliere la riserva sulla conduzione). Alla fine prende sette.