I dibattiti televisivi sulle unioni civili soffrono, secondo Galli Della Loggia (editoriale del Corriere di ieri), di una iper-rappresentazione del fronte laico-progressista, oltre che di una overdose di presenza di politici.
Sui politici, ha ragione: riducendo tutto a una disputa a colpi di slogan e frasi fatte è difficile approfondire. Bisognerebbe affiancare ai politici degli esperti e costringerli a ragionare sui fatti. E qui arriva il primo elemento che Galli Della Loggia non considera: la televisione italiana gli “esperti” sui temi delle libertà civili li ha sempre cercati Oltretevere, consegnando il monopolio della morale al Vaticano, e innanzitutto al Papa. Come per le ultime dichiarazioni contro le famiglie omosessuali rese a Cuba insieme al Patriarca ortodosso, la formula è sempre la stessa: una frase fatta sloganistica che rimbalza nei titoli del Tg e raggiunge molti milioni di italiani, senza alcuna replica né contraddittorio.
Pensare che le risse politiche da talk show riequilibrino il dibattito, o addirittura ne facciano prevalere l’impostazione laica, pare frutto di una vera e propria illusione ottica, nella quale Galli Della Loggia è caduto (o vuol farci cadere) in pieno. Per avere una controprova, basta vedere il risultato che i dibattiti televisivi hanno prodotto in questi decenni: le leggi in vigore continuano ad essere quelle volute dal fronte clericale, cioè le più proibizioniste di tutta l’Europa occidentale.Se non convinceremo Galli Della Loggia, gli proporremo di fare cambio: prima abroghiamo le leggi clericali e poi mandiamo in tv tutto il giorno Gasparri e Giovanardi (come se non ci stessero già).