Lo chiamavano femminismo. Oggi è diventata un’altra cosa. È una parola come un’altra usata per legittimare affermazioni omofobe o comunque derivanti da tutt’altra cultura. Se penso che c’è chi dà retta alla senatrice che pensa di poter dettare regole per un nuovo ordine mondiale. Se penso che c’è chi oggi considera una guru femminista l’intellettuale benestante, quella che la mattina si sveglia e, senza confrontarsi con nessuna (o quasi – ché da sole certune se la dicono e se la cantano), dà la linea alle povere che la santificano, sarebbe da spararsi sulle ovaie. In nome del femminismo oggi una donna può negare all’altra la libertà di scegliere come gestire il proprio corpo. Può stabilire che gli unici figli legittimati a esistere sono quelli che ti fai tu, da sola, altrimenti niente. E poi dicono che sono le altre quelle che vogliono riaffermare culture stigmatizzanti e perfide contro le donne il cui valore è misurato solo dal fatto che possono procreare o meno.
Giusto loro che si intrufolano nei desideri delle persone per stabilire in che modo dovranno ottenere dei figli pienamente desiderati. E qui troviamo una strana coincidenza tra le opinioni di certe femministe e quelle di integralisti cattolici decisamente omofobi. L’ho sempre detto che un certo femminismo glamour, che accetta tutto quel che natura crea ancorandolo alla biologia, prima o poi sarebbe diventato la spalla in difesa di altre istanze reazionarie.
Per semplificare provo a darvi una descrizione comprensibile delle teorie che attualmente realizzano una narrazione tossica che non si ferma più, che tenta di sviare e che poco in realtà c’entra con la questione del ddl Cirinnà (tanto per dire). Teorie che sono espresse, in maniera coincidente, da gente di destra e da quelle che hanno ridefinito il concetto stesso di femminismo, disconoscendo le lotte di tante autentiche attiviste (quelle che si fanno il culo per portare avanti le lotte) e ponendolo a servizio di signore, più o meno note, che pensano alle donne come un corpo unico che va guidato da una sola mente, un solo pensiero, una sola azione (qui servirebbe un Orwell a immaginare una società teleguidata e controllata dalla Grande Sorella).
– se non puoi fare figli non dovresti averne (ben ti sta, donna sterile);
– se non puoi fare figli vuol dire che Dio non ha voluto (sei punita);
– se vuoi fare figli con la procreazione medicalmente assistita non puoi usare l’eterologa. Il seme e l’ovulo devono essere roba vostra (altrimenti adulterio ci fu – vergogna);
– La donazione di gameti sta diventando un traffico. Sai quanti sono gli ovuli donati da povere donne indiane allevate come galline? (e non consideriamo la grande quantità di spermatozoi donati?);
– Questo desiderio di avere figli per forza è egoistico; (perché tutti gli altri i figli non li desiderano mica… arrivano con la cicogna per caso. Si si. Come no.);
– I figli hanno bisogno di una mamma e di un papà (e tutti quelli che sono cresciuti con una sola di queste figure, o con mamma e nonna, o con papà e nonno, possono suicidarsi ora);
– I figli non possono essere separati dalla madre (hanno la colla… hai presente quando una persona è ‘azziccusa? Diciamo che la beddamatresantissima martire e molto stalker è il modello dominante e che oggi va per la maggiore);
– C’è un pozzo unico in cui finiscono i bambini orfani di tutto il mondo. Prima svuotiamo quello e poi, casomai, pensate a fare figli vostri (dai, su, tenete il conto, anzi chiudiamoli tutti in un bel lager e lì riceviamo i genitori adottivi fino a smaltimento delle risorse);
– Ma se volete dei bambini perché non li adottate? (saranno cazzi miei? Pare di no);
– Se fai un figlio usando il seme di un altro uomo o l’ovulo di un’altra donna non è moralmente accettabile (Non capisci che è adulterio? Dove andremo a finire?);
– Ma brava, brava, vuoi vendere un figlio? Vendilo. Vuoi comprare un figlio nel supermarket dei bambini? Ti devi vergognare. È una cosa immorale. Fai schifo! (Uh??!!!???!!);
– L’utero delle donne non può essere messo al servizio degli uomini (delle donne, invece, si?);
– È molto più cristianamente accettabile l’adozione a distanza (così vi lavate la coscienza ma aiutate i bambini in casa loro – e qui ho come un dejà vù – aiutiamoli in casa loro non è uno slogan razzista? Non vi piace che si inquini il codice genetico italico? Odiate il meticciato di razze e culture? Evidentemente sì);
– Io ho amici gay ma non ce li vedo a crescere figli (e certo, perché le coppie gay le immaginiamo solo abitanti di sodoma, nevvero?);
– Non so perché ma comunque non sono d’accordo (ecco, l’importante è questo).
Questi e altri sono i punti trattati più o meno istericamente nelle discussioni via social network. Tentando di articolare argomentazioni a favore, giusto perché la GpA esiste da tanto ma solo ora che ci sono di mezzo gay e lesbiche se ne discute con grande eccitazione, io mi sono beccata una serie infinita di complimenti che mi pare inutile riferire. Il punto è: quando capirete che avete superato, e di molto, la soglia del ridicolo? E soprattutto: cosa cavolo c’entra tutto ciò con il ddl Cirinnà? I figli già nati con GpA e che vivono in Italia, con genitori gay o lesbiche, hanno il diritto di poter essere considerati figli di entrambi i genitori? Se le famiglie etero hanno già potuto regolarizzare, da tempo, la posizione dei figli, fruendo della stepchild adoption, perché nasce il problema per le coppie gay e lesbiche?
In definitiva mi piacerebbe esprimere un pensiero pacato e serio: a tutta la gente che dice che su quel punto lì lascia ai parlamentari “libertà di coscienza”, dove le parole libertà e coscienza (per limitare la libertà d’altri non riconoscendo diritti civili?) sembrano comporre un ossimoro, dedico un sonoro vaffanculo. Gratis, eh. Che non si dica che i vaffanculo non derivano dalla libera scelta o che invece vengono acquistati dalle povere donne indiane. Tanto per chiarirlo.
Ps: mi chiedo se tutta la gente, parlamentari inclusi, che improvvisamente si scoprono anticapitalisti, hanno qualcosa da ridire sui neuroni in affitto, perché da quel che so non mi pare abbiano grandi disponibilità di cervelli attivi. Il traffico dei neuroni in affitto viene gestito da sfruttatori/trici che pagano pochissimo altre persone il cui compito è pensare, scrivere, cose che altrimenti quegli altri non saprebbero mai pensare e dire. Sapete quanto è grave lo sfruttamento di cervelli presi per povertà? Non serve andare in India. Basta guardarsi attorno. Io dico basta ai neuroni in affitto. Aboliamo la schiavitù dei neuroni in affitto a livello mondiale. Che dite, signore e signori: oh Comencini… una Finocchiaro? Giacché mi pare giusto sfruttare l’occasione (quando mai si ripresenta un’altra occasione in cui vi riscoprite anticapitalisti?), può interessarvi ‘sta cosa?