Trattenuta in Italia per non meglio precisati "impegni istituzionali", ha inviato il direttore generale Stefano Firpo. Ma il tavolo era riservato ai rappresentanti politici. E così Roma non ha potuto dire la sua
La Conferenza di alto livello sull’acciaio e le industrie energivore con la Commissione Europea era un’ottima occasione per l’Italia di far valere la sua sul settore che la vede al secondo posto in Europa per produzione e tra i primi per contenziosi con Bruxelles per il caso Ilva. Ma così non è stato. Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, non si è presentata all’incontro per non meglio precisati impegni improvvisi. Non solo. Ha pure sbagliato a selezionare il suo sostituto che non ha superato la selezione all’ingresso.
Lo riferiscono La Stampa e Gli Stati Generali, ricordando che il 15 febbraio era giornata clou per l’acciaio europeo e che Roma è uno dei sette firmatari di una lettera inviata il 5 febbraio a Bruxelles per invitare l’Ue a passare all’azione con “ogni mezzo” davanti al “rischio di collasso” del settore dimostrato dalle crescenti chiusure di fabbriche e, quindi, perdite di posti di lavoro. Eppure al tavolo che si è svolto nel giorno in cui a Bruxelles gli addetti del settore di tutta Europa hanno sfilato contro la concessione dello status di economia di mercato alla Cina, che imporrebbe una drastica riduzione dei 37 dazi di protezione proprio dell’acciaio, le istituzioni italiane non c’erano.
La Guidi è stata trattenuta per “sopraggiunti e rilevanti impegni istituzionali” e al suo posto ha mandato un tecnico, il direttore generale per la Politica industriale, la competitività e le Pmi, Stefano Firpo. Che però non è potuto entrare visto che il tavolo era riservato ai rappresentanti politici. E così l’Italia è rimasta tagliata fuori un’altra volta.