18 dicembre 2015, sacerdote arrestato in un paesino della Piana di Gioia Tauro per abusi a carico di minori. 28 gennaio 2016, prete arrestato a Brindisi e condannato a tre anni e otto mesi di reclusione per atti sessuali su minori. 11 febbraio 2016, un sacerdote tra gli undici arrestati con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con ragazzi minorenni. L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa e andando a ritroso la media è di un caso al mese, quantomeno per quelli che diventano di dominio pubblico.
Gli abusi sono talmente tanti che a raccontarli non si rende l’idea della vastità del problema, motivo per cui la onlus Rete l’Abuso ha stilato una mappa che indica caso per caso gli abusi sessuali commessi in Italia dai membri del clero, raggruppando tutti quelli noti, quelli giunti al terzo grado di giudizio, quelli attualmente in corso e quelli di cui non si è più saputo nulla.
È in questo contesto che arriva in sala un film potente e necessario, che dimostra ancora una volta che la settima arte, così come il giornalismo, sono un bene imprescindibile per la società civile. Candidato a 6 premi Oscar tra cui Miglior film, Miglior regia e Miglior sceneggiatura originale, Il Caso Spotlight racconta la storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe soprannominato appunto Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto il capoluogo della contea di Suffolk con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali. Un’inchiesta talmente importante da ricevere il Premio Pulitzer, lasciando ai posteri una lezione del miglior giornalismo possibile, a cui oggi, specialmente in Italia, non siamo più abituati.
L’avvio dell’indagine giornalistica e, nel film, della narrazione parte dall’arrivo nell’estate del 2011 di Marty Baron, a cui presta il volto Liev Schreiber, atterrato da Miami per prendere le redini del Globe. Senza indugiare un giorno il neodirettore incarica il team Spotlight di indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di trent’anni. Consapevoli dei rischi a cui si espongono mettendosi contro un’istituzione come la Chiesa Cattolica a Boston, il caporedattore del team Spotlight, Walter “Robby” Robinson, interpretato da un immenso Michael Keaton, i cronisti Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e Michael Rezendes (Mark Ruffalo) e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll (Brian d’Arcy James) iniziano ad andare a fondo con le indagini sul caso.
Non appena i giornalisti del team di Robinson iniziarono a parlare con l’avvocato delle vittime, Mitchell Garabedian, interpretato da Stanley Tucci, a intervistare gli adulti molestati da piccoli e a cercare di accedere agli atti giudiziari secretati, iniziò a emergere con sempre maggiore chiarezza che l’insabbiamento dei casi di abuso era ben più ampio e sistematico di quanto si potesse immaginare e che il fenomeno era molto più grave ed esteso.
I più alti funzionari del clero, tra cui il Cardinale Law, arcivescovo di Boston, tentarono in tutti i modi di ostacolare il loro lavoro con svariate intimidazioni. Un disperato tentativo per non far pubblicare il dossier che, nonostante tutto, venne reso pubblico dal Globe nel 2002 e che scoperchiò letteralmente un vaso di Pandora, aprendo finalmente la strada a tante analoghe rivelazioni in oltre 200 diverse città del mondo.
Presentato fuori concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, il film diretto da Tom McCarthy è arrivato fino alla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori che l’ha visionato in una proiezione privata. La Commissione è quella istituita da Papa Francesco nel 2014, la stessa attorno cui i giorni scorsi si erano scatenate le polemiche per l’allontanamento di uno dei suoi componenti, Peter Saunders, a fronte delle durissime critiche al cardinale George Pell e perfino al Papa stesso, sulle politiche messe in campo per contrastare i reati di pedofilia. Ovviamente il Vaticano non ha rilasciato alcun commento ufficiale sul film, un motivo in più per andarlo a vedere, dal 18 febbraio al cinema.
La clip in esclusiva per il Fatto.it
Il trailer ufficiale italiano