Lo stage per il progetto alternanza scuola-lavoro in Lombardia può essere fatto anche nelle parrocchie. La decisione è stata presa dall’Ufficio scolastico regionale che a inizio febbraio ha autorizzato le scuole a mandare gli studenti presso le strutture delle Diocesi lombarde (biblioteche parrocchiali, musei e istituzioni culturali) e nei centri di volontariato degli oratori. La proposta ha suscitato la reazione negativa della Rete degli studenti medi che già più volte hanno protestato contro la riforma: “No all’alternanza scuola lavoro nelle parrocchie o negli istituti religiosi, la scuola pubblica è un’istituzione laica”. Il loro portavoce Alberto Irone in una nota ha sottolineato: “Ci sembra palese che l’Ufficio scolastico regionale non abbia chiaro cosa sia l’alternanza scuola-lavoro e la sua differenza con il legittimo volontariato personale. Chiediamo l’immediata marcia indietro su questa proposta, per garantire libertà di scelta e laicità della scuola pubblica”.

Agli studenti ha risposto il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi. “Non stiamo parlando”, ha detto intervistato dal Corriere della Sera, “di ragazzi che vanno in chiesa a prendere gli appuntamenti per i battesimi, ma di musei, archivi, enti, che hanno una gestione di carattere religioso. E allora? L’importante è che i ragazzi facciano esperienze concrete”. E ha aggiunto che non sarà semplice portare a termine il progetto scuola-lavoro perché gli studenti sono tanti e per questo “non ci si può fermare all’apparenza e alla cattolicità di un ente”.

Il progetto alternanza scuola-lavoro è inserito nella riforma della Buona scuola del governo Renzi: da quest’anno non solo gli istituti professionali sono obbligati a fare un periodo di stage di almeno 400 ore, ma anche i licei e le scuole superiori in generale con una riduzione di 200 ore. Diverse scuole però hanno incontrato difficoltà nello stipulare convenzioni con le aziende che non si sentono preparate per accogliere studenti minorenni. Gli istituti tecnici e licei del sud sono quelli che hanno riscontrato più difficoltà perché non ci sono abbastanza realtà disponibili ad accogliere i ragazzi. Vanno un po’ meglio le cose al nord, ma sempre con qualche problema organizzativo: proprio per questo l’Urs Lombardia ha deciso di proporre lo svolgimento degli stage nelle diocesi.

 

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