Reportage - La lunga sequenza di omicidi, le vittime innocenti e l'escalation degli ultimi mesi. Mentre lo Stato porta avanti sequestri e arresti, nel ventre della città i figli della criminalità organizzata parlano dell'ultima pistola sul "mercato", si vantano dei caricatori e della supremazia dei loro armamenti. E per le strade della città si muore: 32 vittime in 13 mesi, 5 in dieci giorni
Dal ventre di Napoli si estende lungo le disastrate periferie partenopee e attecchisce nei comuni dell’hinterland della città. Le lingue di fuoco delle bande di camorra combattono una guerra. Sono conflitti latenti che al primo sgarro o sconfinamento esplodono. Sono almeno sei le faide in corso, sottotraccia scorrono altrettanti micro conflitti. Ci sono 25 gruppi e un esercito di killer, che si contendono vicolo dopo vicolo la conquista delle attività illegali: dalla più redditizia gestione delle piazze di spaccio al mercato delle estorsioni fino all’industria della contraffazione. A loro occorre affiancare i clan storici e le loro articolazioni. Gruppi familiari con un certo pedigree camorristico, che attendono acque meno agitate. Con oculata strategia non gettano per ora altra benzina sul fuoco. Si limitano a giocare di rimessa prestando uomini, mezzi e logistica agli emergenti. Appoggi esterni per incoraggiare leadership e protagonismi criminali con il fine di costruire future alleanze, garantendosi così il controllo ‘federato’ del territorio. Alleanze e accordi sottoscritti e violati.