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Ora Napoli esplode e implode allo stesso tempo. Rione Sanità, Rione Forcella, San Gaetano, Maddalena passando per i Quartieri Spagnoli e il Pallonetto di Santa Lucia fino alle diramazioni che giungono ai quartieri delle periferie: da Ponticelli – San Giovanni- Barra all’area Nord di Scampia, Secondigliano e Miano fino a correre nella vasta zona occidentale di Fuorigrotta-Bagnoli-Soccavo-Rione Traiano-Pianura. Senza dimenticare i comuni del circondario e della cintura Vesuviana. E’ come stare in guerra. Ci sono stati 12 omicidi in un mese di cui 5 in 10 giorni tra Napoli e provincia. Una sequenza da brivido. Si comincia appena dopo la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutosi giovedì 4 febbraio in Prefettura a Napoli e presieduto dal ministro dell’Interno Angelino Alfano che annuncia: “A Napoli dobbiamo far tacere le pistole”.

Appunto. La notte tra il 4 e il 5 febbraio nei quartieri Miano e Bagnoli di Napoli, a poche ore dalla visita del ministro, con alcuni colpi di pistola al volto, Giuseppe Calise, 24 anni, pregiudicato, finisce in una pozza di sangue. Chi ha sparato, questa è la ricostruzione della polizia, lo ha fatto da distanza ravvicinata mentre la vittima era in auto, al telefono con un amico. Il tempo per stendere un rapporto e gli investigatori devono correre a Bagnoli, periferia occidentale della città. All’ombra dell’ex Italsider, una raffica di proiettili investe Pasquale Zito, 21 anni, pregiudicato, legato da stretti vincoli di parentela con ex appartenenti al clan D’Ausilio. Il ragazzo è il figlio di Salvatore Zito, ucciso otto anni prima, in un agguato in via Diocleziano.

Non finisce qui. A Marigliano, poco dopo la mezzanotte del 6 febbraio, viene ammazzato, davanti a casa, Francesco Esposito, 33 anni, pregiudicato per reati di spaccio. Citofona alla moglie per farsi aprire il portone quando il sicario preme il grilletto e gli scarica un caricatore addosso. La moglie sente nitidamente i colpi d’arma da fuoco. Trascorrono quattro giorni. Alle ore 23 e 30 di mercoledì 10 febbraio a Saviano, piccolo comune di 16mila abitanti in provincia di Napoli, due giovani vengono crivellati dai proiettili: si tratta di Francesco Tafuro, 32 anni e Marcello Liguori, 31 anni, gestori di un centro scommesse. Erano in auto. Vengono affiancati dai sicari, anche loro a bordo di una vettura. E’ una mattanza.

Ci sono stati 12 omicidi in un mese di cui 5 in 10 giorni tra Napoli e provincia

In tredici mesi sono state uccise 32 persone. I gruppi di fuoco non risparmiano neppure più le donne. Lo scorso 10 ottobre tocca a Nunzia D’Amico, 40 anni, sorella di Giuseppe alias Fraulella e Antonio D’Amico, ritenuti i capi dell’omonimo clan attivo a Ponticelli, finire in un lago di sangue. I killer l’attendono davanti all’uscio del palazzo nel Parco di edilizia popolare “Conocal”. E’ una pioggia di fuoco. Due proiettili la centrano alla nuca e altri tre all’addome. Solo per i riflessi pronti di una mamma non viene ammazzato anche un bambino rimasto bloccato nel passeggino. E’ un affronto, grave. Il sangue deve lavare altro sangue. La vendetta è trasversale. Arriva il 30 gennaio scorso, all’ora di cena. I killer si appostano in via De Meis, sempre a Ponticelli: il bersaglio si chiama Mario Volpicelli, 55 anni, cognato dell’ex boss Ciro Sarno e zio dei fratelli De Micco del clan omonimo in guerra proprio con i D’Amico.

Non solo vendette. Il 5 gennaio scocca l’ora per Luigi Di Rupo, 24 anni. E’ il primo morto ammazzato del 2016, altri ne seguiranno. Da tempo era finito nel mirino dei suoi compagni di cordata criminale, il gruppo degli Amato-Pagano, gli scissionisti, quelli che scatenarono la sanguinosa faida di Scampia contro il padrino Paolo Di Lauro. Di Rupo era entrato a far parte di quel cerchio magico al quale i capi delegano anche delicati affari e rapporti con le altre cosche. Commette uno sgarro imperdonabile. E’ un morto che cammina. I suoi cumparielli gli danno appuntamento a Melito, comune a Nord di Napoli. E’ una trappola. Lui capisce e scappa. E’ inseguito e trucidato in un bar affollato di famiglie intente ad acquistare l’occorrente per la calza dell’Epifania.

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