Emilia Romagna

‘Ndrangheta in Emilia, i cittadini devono sapere

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Vent’anni di appalti a Reggio Emilia, sui quali i cittadini ora chiedono di far luce. E forse non è una coincidenza che Enzo Ciconte, storico e studioso di ‘ndrangheta, già nel 1998 analizzasse il fenomeno mafioso in tutta la regione Emilia Romagna con particolare attenzione alla locale di Cutro a Reggio.

Il 13 febbraio in Piazza Casotti a Reggio Emilia, alla “Notte della Trasparenza contro le mafie”, c’erano Giulia Sarti, Alessandro Di Battista, Luigi Gaetti, Alberto Zolezzi, Francesco D’Uva, Michele Dell’Orco, Raffaella Sensoli, Gianluca Sassi e tanti altri esponenti e attivisti del Movimento 5 Stelle venuti da fuori, oltre ai cittadini di Reggio Emilia. C’era anche Maria Edera Spadoni, la coraggiosa deputata M5S che venne minacciata nell’ottobre del 2014 per aver nominato il boss di ‘ndrangheta durante un comizio in piazza.

La “Notte della Trasparenza” è iniziata alle 18 ed è andata avanti fino a tarda notte. Dal palco i parlamentari che sono intervenuti hanno esortato il ministro Delrio a recarsi in Commissione antimafia per la sua audizione. C’è infatti una lettera che lo tira in ballo. Quella missiva che ha fatto tanto scalpore perché fatta pervenire da un imputato del processo “Aemilia”, per mano del suo avvocato, al sindaco Luca Vecchi di Reggio. Una lettera che sa di minacce ma che getta alcune ombre sull’amministrazione di Delrio ed è per questo che l’attuale ministro dovrebbe opportunamente chiarire al più presto la sua posizione.

“La ‘ndrangheta ha deciso di usare i mezzi di comunicazione per portare avanti una campagna mediatica. La lettera può inserirsi in questo solco”, ha spiegato in un’interessante intervista al Resto del Carlino Enzo Ciconte, dopo aver sottolineato l’importanza della pubblicazione integrale sul quotidiano della lettera al Sindaco.

La risposta del Movimento 5 Stelle non si è fatta attendere a Reggio e il gruppo consigliare ha sposato in pieno l’analisi di Ciconte inserendola nell’ordine del giorno del Consiglio Comunale dell’8 febbraio. Ciconte nella sua intervista al Resto del Carlino ha ricordato che l’omertà, il “non si poteva dire che c’era la mafia”, è stata la principale responsabile del radicamento nel territorio e che il problema non è solo dei cutresi: “Le propaggini della ‘ndrangheta a Reggio arrivano all’economia, al giornalismo, alla politica. C’è un gruppo di problemi. E’ questa la complessità della ‘ndrangheta a Reggio Emilia.”

Dal palco di Piazza Casotti i parlamentari e i cittadini in corteo sono arrivati fino a Piazza Prampolini ed hanno posato delle candele accese, come gesto simbolico, davanti all’ingresso del municipio. I cittadini hanno diritto di sapere perché l’Amministrazione , per così tanti anni ha fatto finta di non vedere o di non sapere. E’ stato in quel momento che mi è tornata alla mente una citazione di Andrea Camilleri: “Io ho assistito a una strage mafiosa, per un pelo sono salvo. E mi sono salvato perché sono rimasto al bancone del bar della sparatoria invece di avvicinarmi a colui che mi aveva invitato al tavolo e venne crivellato di colpi. Era un capo mafioso e io non lo sapevo! La borghesia col suo silenzio è stata complice: ha fatto sempre finta di non sapere”.