L'inchiesta Infinito ha documentato i suoi rapporti con la 'ndrangheta di Desio. La sua nomina al vertice della Asl Milano 2 fu bloccata dalla rivolta dei sindaci. Ora l'ex dirigente sanitario ricompare ai vertici del gruppo coinvolto nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Maria Paola Canegrati. Il contatto con l'ex assessore Pdl Mantovani: "Gli piacerebbe far parte di questa grande famiglia"
E’ il direttore generale “di fatto” del gruppo guidato dalla dottoressa Maria Paola Canegrati, arrestata oggi per ordine del tribunale di Monza insieme ad altre 15 persone con l’accusa di aver creato un giro di tangenti e appalti truccati nel settore dell’odontoiatria convenzionata con il sistema sanitario della Regione Lombardia. Insieme a lui, scrive il gip, la Canegrati gestiva “tutte le attività connesse con la gestione dei centri odontoiatrici e tutti i rapporti con le pubbliche amministrazioni conferenti gli appalti”. Così ritorna alle cronache il nome di Pietro Gino Pezzano (nella foto), medico di Desio (Monza-Brianza) indagato e poi archiviato nell’inchiesta Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia.
Pezzano fu fotografato insieme a pezzi grossi del clan Moscato di Desio – legato agli Iamonte di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria – e accorre – da direttore generale della Asl di Monza-Brianza – quando la moglie di uno di loro ha un malore. Pino Neri, poi condannato definitivamente per associazione mafiosa e ritenuto ai vertici della ‘ndrangheta lombarda, lo definisce in un’intercettazione “uno che fa favori a tutti”. Tutte cose di dominio pubblico quando, nel dicembre 2010, la giunta lombarda guidata da Roberto Formigoni lo nomina al vertice della Asl Milano 2. Seguono polemiche, un braccio di ferro con le opposizioni in consiglio regionale e la rivolta di parte dei sindaci dei Comuni interessati: Pezzano è costretto a dimettersi e di lui si perdono le tracce. Fino all’inchiesta svelata oggi sugli ambulatori dentistici convenzionati con molti ospedali lombardi.
L’ex dirigente sanitario pubblico, ora in pensione, non risulta indagato, ma il gip di Monza gli attribuisce un ruolo di primo piano nel gruppo Canegrati, accusato di aver conquistato centri dentali all’interno di strutture sanitarie pubbliche a suon di tangenti. Le carte, inoltre, accennano a una relazione sentimentale tra Pezzano e la Canegrati. “Significativo della necessità di introdursi per vie indirette negli ambienti ospedalieri è l’assunzione quale direttore generale delle aziende dell’indagata di Pietrogino Pezzano”, si legge nell’ordinanza. “Dalle intercettazioni telefoniche emerge che l’assunzione dell’ex pubblico funzionario non fosse certo dovuta a particolari capacità lavorative, ma finalizzata a garantirsi contatti con dirigenti ancora in servizio nelle Aziende ospedaliere”. Nel gruppo Canegrati risulta impiegato anche Vincenzo Alagna (non indagato), fratellastro di Pezzano e già assessore alla Cultura per il Pdl nella giunta di Desio costretta alle dimissioni a fine 2010 sull’onda dell’inchiesta Infinito che aveva scoperchiato i legami tra criminalità calabrese e amministrazione comunale.
Secondo i magistrati, è proprio Pezzano a mettere in contatto la Canegrati con un pezzo grosso del Pdl: Mario Mantovani, ex assessore regionale alla Sanità arrestato con l’accusa di corruzione nell’ottobre 2015 e ora in attesa di una decisione del gip di Milano sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dai pm. E’ la stessa Canegrati, in una conversazione intercettata, ad affermare: “Ieri Pietro l’ho mandato dall’Assessore”. L’assessore, secondo gli inquirenti, è Mantovani. Al quale, commenta la signora dell’odontoiatria lombarda, “piacerebbe entrare a fare parte di questa grande famiglia”.