La chiamano “la Salerno-Reggio Calabria” del nord Italia. È l’autostrada Asti-Cuneo. Il grande comico genovese Gilberto Govi l’avrebbe definita “una polenta tutta motti”, cioè “tutta grumi”, venuta male. Perché se da un lato poteva avere un senso migliorare l’accesso a Cuneo dal nord del Piemonte (anche se io resto dell’opinione che la città di Cuneo sia tutt’altro che isolata), la soluzione prescelta era e resta demenziale.
Correva la fine degli anni Sessanta dello scorso secolo, quando si cominciò a parlare di uno specifico collegamento viario fra Asti e Cuneo, ma se ne parlava razionalmente, concependo una superstrada a quattro corsie che sfruttava in gran parte la viabilità esistente, aggiungendo alla stessa della nuova viabilità atta a bypassare i maggiori centri abitati. I tronchi della circonvallazione di Fossano, della rete di attraversamento di Alba ed il tratto Asti Isola rimangono testimoni di questo disegno poi disatteso.
Ed infatti, in seguito, non si comprende per quale motivo (anche se a pensar male ci si azzecca), l’Anas pensò bene di realizzare invece un’autostrada bella nuova che congiungesse i due capoluoghi di provincia. Così nacque l’autostrada Asti-Cuneo. Chissà, forse poteva anche starci se il suo percorso fosse stato razionale, ed invece no, si scelse un percorso che viene oggi definito “a zeta rovesciata”, decisamente lungo e fortemente impattante sul territorio. Risultato: finanziata nel 1998, essa non è ancora completata oggi. Dei ben 90 chilometri di lunghezza, 35 sono ancora da completare ed i costi sono lievitati considerevolmente, come del resto per qualsiasi opera pubblica italiana “che si rispetti” (allo Stato, più di un miliardo di euro). Per la felicità del Gruppo Gavio (“signore delle autostrade”) che deve terminare i lavori, e che fino a quando non riceverà la considerevole differenza terrà l’opera in stand-by.
Ma quello che è sorprendente non è che oggi l’autostrada non sia ancora terminata, ma che Sergio Chiamparino – governatore del Piemonte – abbia in questi giorni rilasciato un’intervista in cui afferma che “l’autostrada è stata fatta con un progetto sbagliato”. Lo stesso Chiamparino che ha affermato che un’altra grande opera inutile ed impattante come l’ospedale di Verduno, forse è sbagliata. Ed al coro dei politici si unisce Ferruccio Dardanello, presidente dell’Unioncamere piemontese e nazionale: “Percorso sbagliato. Ma ora va terminata in fretta.”
Ora, ascoltatemi bene: correva l’anno 1998 quando il mio amico ed allora consigliere regionale dei Verdi Arcobaleno, Pasquale Cavaliere, chiese al Consiglio Regionale del Piemonte di esprimersi sulla zeta rovesciata. Ed il risultato fu che lui rimase solo a votare contro. 41 sì ed un no. Dai sedicenti comunisti agli abiuranti fascisti.
Adesso però i politici dicono che “il percorso è sbagliato”, dopo che si è rovinata la destra orografica del fiume Stura, dopo che si è realizzato un imponente attraverso dello stesso fiume, ed adesso si bucherà la collina di Verduno. Ma, santo dio, mi pongo e vi pongo una domanda da uomo della strada: fino a quando saremo disposti a tollerare che questa classe politica profumatamente retribuita transiti indenne attraverso gli errori che commette? Che questa classe politica profumatamente retribuita impoverisca le tasche di noi contribuenti e massacri il nostro territorio?