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Brasile, Z come Zika (e altri virus)

Da un decennio, infezioni virali tipiche del continente africano, hanno esteso la loro comparsa ciclica lungo le Americhe; il Chikungunya scoperto in Tanzania (ribattezzato Chick-V nei Caraibi anglofoni) ha piegato l’economia caraibica nell’autunno 2014, bloccando oltre 800.000 persone, in Giamaica, Barbados, Grenada e Repubblica Dominicana. I sintomi dolorosi e invalidanti, in particolare alle giunture, associati a continue emicranie, hanno provocato molti casi di artrite cronica e diversi decessi. Un virus incurabile, le cui conseguenze possono essere attenuate solo da analgesici (paracetamolo). Nessun vaccino testato portò a risultati apprezzabili; il turismo subì danni economici non ancora assorbiti.

Il 2016 è segnato dall’invasione del virus Zika, originario dell’Uganda, Sud-America soprattutto, Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador: quasi 4 milioni di casi, di cui 1.500.000 denunciati in Brasile.

La zanzara-killer 

L’epidemia brasiliana all’inizio ha caratterizzato il Nord-Est; nella città di Recife sono stati riportati oltre 100.000 casi, su una popolazione di quasi 3.500.000. Le recenti pandemie di Ebola, hanno provocato un panico ingiustificato, dovuto anche all’origine africana dei due parenti minori. Il mandante è sempre lo stesso; la zanzara Aedes Aegypti, vettore di patologie ben più importanti, e meno “reclamizzate” per via della loro antica presenza: la dengue emorragica e la febbre del Nilo. Il dittero è portatore anche del Chick-V.

I sintomi Zika sono meno invadenti di quest’ultimo, e le conseguenze minori; eppure, i casi denunciati di microcefalia, secondo la stampa statunitense e la BBC, sono aumentati del 7%; quasi 4.200, con picchi proprio a Recife, 300 dai 5 dello scorso anno. Tali cifre sono pesantemente contraddette dai media locali. Nella città più popolosa del Brasile, Sao Paulo, O Globo scrive che su 126 casi di malformazione, solo 21 sono legati al virus. Folha riporta dati OMS, che attestano numeri più alti prima del 2014.

Artur Timerman, uno specialista che opera nella metropoli, obietta che i dati riflettono la bassa efficienza dei test brasiliani, capaci di diagnosticare il virus nelle donne incinte solo nei 5 giorni acuti di crisi. Secondo il medico, la maggior parte dei casi è ancora in incubazione, ed esploderà nei prossimi mesi. A sua volta, David Uip, segretario della Salute pubblica, sostiene la causa della microcefalia essere legata a molteplici patologie, soprattutto sifilide, rosolia, e citomegalovirus, quest’ultimo associato all’Aids.

Vaccini, un grande affare

Da queste dichiarazioni, si evince che il sistema diagnostico brasiliano in fase pre-natale non è così affidabile, se tali infezioni portano a compimento i loro effetti, senza essere riscontrate prima. La diatriba verte su i costi globali che l’allarme Oms ha generato: 30 centri di ricerca per una spesa iniziale di circa 60 milioni di dollari; solo in Brasile, l’emergenza mista dengue-zika, ha provocato una caccia ai medici aggiuntivi, per rimpolpare i ranghi oberati di lavoro. 1200 reais (circa 300 euro) giornalieri, l’onorario “speciale” offerto.

Sui costi di un presunto vaccino e di eventuali speculazioni a riguardo, la polemica più agguerrita; l’occasione persa con il chick-V, e i potenziali guadagni su scala globale, sprona le case farmaceutiche a un nuovo tentativo; un’azienda indiana, la Bharat Biotech, sta lavorando su due tipologie differenti; la procedura per l’approvazione finale può richiedere fino a 12 anni. Un accordo per un test da approntare in Texas, è stato siglato nei giorni scorsi con gli Usa. Costerà al Brasile 2 milioni di dollari. Questa cifra si aggiunge ai fondi stanziati per inviare 220.000 soldati, in una campagna di prevenzione nelle aree povere del Paese.

Favelas metropolitane, e zone rurali, sono quelle più esposte alle zanzare. La mancanza di acqua corrente, costringe la gente a farne raccolta dentro recipienti che spesso sono lasciati aperti, facilitando gli insetti a deporre le uova. Le larve abbondano anche nelle acque putride, sopra le quali si ergono baracche senza servizi igienici. Un’efficace opera di bonifica, indebolirebbe i vettori Zikv (nome in codice) rendendo superfluo un costoso vaccino, le cui conseguenze sui feti non sono sufficientemente provate.

Conclusioni

Aldilà delle valutazioni economiche, permangono le difficoltà a produrre un vaccino efficace che agisca su virus dal genoma “trasformista”. Le esperienze deludenti riguardo Hpv (papilloma virus) Hsv (Herpes) e lo stesso Hiv, a cui si aggiungono i rischi di gravi effetti collaterali, come nel caso del vaccino contro la gripe suína, scoraggiano una vaccinazione di massa. Visto anche il preventivo del colosso farmaceutico Sanofi (3 miliardi di Brl) per dosi di vaccino anti-Dengue sufficienti solo a 10 milioni, su una popolazione di 190. Un vaccino che richiede tre iniezioni a 0, 6 e 12 mesi.

La prevenzione rimane l’arma migliore; anche considerando che il sistema sanitario brasiliano è ormai largamente privatizzatoSolo l’Ecuador può contare ancora su una sanità pubblica efficiente e gratuita al 100%, finanziata dai proventi del petrolio. Però il calo ai minimi storici del prezzo al barile, minaccia anche questa eccezione.