L’indagine partita dopo l'esposto-querela dell’architetto Giorgio Goggi, che avrebbe gestito il progetto. La cubatura che l'amministrazione aveva programmato sul litorale “avrebbe comportato l’urbanizzazione di oltre un milione di metri quadrati di suolo vergine, più dell’espansione a disposizione di Milano fino al 2036”
Gli undici chilometri di costa a nord di Brindisi finiscono nel mirino degli inquirenti. La Procura del capoluogo pugliese ha infatti aperto un’inchiesta sull’iter del nuovo Piano urbanistico generale, impostato nel 2010 e finito nella bufera durante l’amministrazione di Cosimo Consales (nella foto), l’ex sindaco eletto nel 2012 con il Pd attualmente ai domiciliari per corruzione nel ciclo dei rifiuti. L’indagine, affidata al pm Iolanda Daniele Chimienti, è partita dopo che lo scorso maggio l’architetto Giorgio Goggi, al quale era stata affidata la guida dell’equipe che avrebbe dovuto pianificare il futuro urbanistico della città, ha presentato un esposto-querela presso la procura di Milano, poi girato a quella brindisina.
Una mossa, quella di Goggi, arrivata dopo due anni di scontri e accuse con il sindaco e l’assessore all’urbanistica Pasquale Luperti, fedelissimo di Consales e uomo del quale Michele Emiliano aveva più volte chiesto l’esclusione dalla giunta. Anche nel giorno dell’arresto del primo cittadino, il governatore della Regione era tornato a parlare di “gravi episodi nel settore dell’urbanistica” che avevano portato alla reazione del Pd della Puglia, rimasta inascoltata dai dem locali. Se qualcosa di grave è realmente accaduto, lo appurerà l’inchiesta – che al momento non vede persone iscritte nel registro degli indagati né ipotesi di reato – ma conta già alcune persone ascoltate in procura.
Di certo si sa, al di là dell’indagine, che uno dei punti di scontro tra Goggi e l’amministrazione brindisina, oltre alle tempistiche di consegna, verteva attorno alle aree da destinare all’espansione lungo la costa nord e alla quantità di cemento da autorizzare. Il gruppo di lavoro guidato dall’architetto milanese aveva intenzione di contenere i volumi; mentre era diversa l’idea di Consales e Luperti. Spiegava il primo che la giunta aveva in mente “di tirare una linea in modo che i diritti fossero uguali per tutti” i proprietari dei terreni. Concetti ribaditi da Luperti: “Abbiamo deciso di spalmare la cubatura per non privilegiare nessuno”. Tutto il litorale nord, quindi, avrebbe avuto le stesse opportunità, senza eccezioni. Una visione non condivisa da Goggi e la sua equipe poiché quella previsione “avrebbe comportato l’urbanizzazione di oltre un milione di metri quadrati di suolo vergine, più dell’espansione a disposizione di Milano fino al 2036”. Fatto sta che dopo la rottura dei rapporti, il Comune ha affidato l’incarico al professor Karrer dell’Università Sapienza e il lavoro è proseguito. Con la stessa idea? Evidentemente no se alcune settimane fa viene presentato il piano strutturale, propedeutico al Pug, e nelle tavole compaiono tre “macchie di leopardo”, le stesse delle quali Consales si lamentava con Goggi, definite “ambiti di ricaduta dei diritti edificatori”. È una fase preliminare, non definitiva, ma aiuta a comprendere come l’idea di “tirare una linea” pare essere stata accantonata.
E – coincidenza – uno dei tre ambiti è nella zona più a nord del litorale, dove Goggi non aveva intenzione di intervenire. Ma dove da molto tempo esiste un progetto semi-sconosciuto per la realizzazione di un villaggio turistico-residenziale: comparto alberghiero con 100 camere, 192 villette e servizi vari per una superficie totale di circa 26 ettari ad appena 2,5 chilometri dal confine della riserva naturale di Torre Guaceto. Vorrebbe realizzarlo La Pagoda srl, una società creata nel 2001 che nel corso degli ultimi quindici anni ha mosso diversi passi per prepararsi al momento in cui la situazione si sarebbe sbloccata, visto che i terreni hanno ancora oggi destinazione agricola. La Pagoda, secondo l’ultima visura disponibile che cristallizza quote e amministratori al 27 luglio 2015, è formalmente in mano a undici soci brindisini. Tutte persone lontane da affari legati all’industria del turismo, ma alcune vicine alla politica.
Almeno una parte delle quote sarebbe in mano, secondo quanto ricostruito da ilfattoquotidiano.it, a persone riconducibili a un consigliere comunale che ha sostenuto l’esperienza amministrativa di Consales. “Nessuno dei soci è parente o ha rapporti di parentela acquisita con gli amministratori comunali”, ha detto a BrindisiReport.it l’attuale amministratore Pietro Cavallo, ma al fatto.it risulta diversamente. Inoltre il primo amministratore della Pagoda Domenico Sanna, poi deceduto, era persona molto vicina allo stesso consigliere ed è anche stato assessore della giunta guidata da Giovanni Antonino, travolta nel 2003 dalla “Tangentopoli brindisina”. Non solo. Nel corso degli anni, la società ha annoverato come amministratori anche persone coinvolte più volte in inchieste per spaccio e rapina.
Nel silenzio, intanto, La Pagoda ha continuato a compiere piccoli passi. Nel 2007 ha richiesto alla Regione Puglia la verifica di assoggettabilità alla Valutazione d’impatto ambientale (Via): la determina del Settore Ecologia ha escluso la necessità della Via ma ha posto un lungo elenco di prescrizioni precisando che “gli aspetti di maggiore criticità riguardano la dimensione dell’intervento e le relative interferenze con le componenti ambientali”. Ma il vincolo principale restava e resta legato alla destinazione d’uso dei terreni. Per questo La Pagoda, sempre nel 2007, ha avanzato richiesta per l’approvazione del progetto in variante e sollecitato un accordo di programma. La risposta dell’amministrazione Mennitti è giunta l’anno successivo: “Non sussistono le condizioni per il proseguo della pratica”.
Un nuovo tentativo nel 2009, poi mollato “per l’avvio del nuovo Piano urbanistico generale”. Che sei anni fa viene affidato a Goggi, sempre dalla giunta Mennitti. E puntuali arrivano nuove richieste della società. Nell’aprile 2010, La Pagoda presenta subito un’osservazione, chiedendo all’amministrazione di “tenere conto della presente istanza in sede di formazione del Pug attribuendo destinazione edificatoria (in senso turistico residenziale e/o ricettivo) alle aree di proprietà”, si legge nel documento depositato in Comune che ilfattoquotidiano.it ha avuto modo di leggere. In nessun modo l’equipe guidata da Goggi lavora in questo senso, avendo in mente altre zone dove dare nuovo impulso alla costa. Dall’insediamento della giunta Consales iniziano a sorgere i contrasti. Il comune di Palazzo Di Città chiede tempi brevi e che l’architetto spalmi le cubature, Goggi non ci sta e dice di “non essere mai stato messo nelle condizioni di finire il lavoro”. Dopo il divorzio, l’area di proprietà de La Pagoda si ritrova in un “ambito di ricaduta di diritti edificatori”. L’assessore Luperti, commentando una parte di questa vicenda anticipata da un sito locale, ha affermato che in “alcun modo il progetto è stato preso in considerazione” e di “aver appreso del villaggio turistico-residenziale” proprio dall’articolo pubblicato negli scorsi giorni. Intanto la Procura, riguardo a cosa è accaduto negli ultimi anni di lavoro sul Pug, ha deciso di vederci chiaro.