La palestra pied-à-terre berlinese è stata fondata dalle lottatrici Anna Konda e Red Devil in Warener Strasse, in quella che fino al 1989 era piena Berlino Est, nel quartiere di Marzahn-Hellersdorf. “Non mi piace il dolore degli altri. Mi piace invece il potere e il controllo che posso avere su di loro”. L’anomalo al femminile ha attirato l’attenzione della fotografa polacca Katarzyna Mazur che ha raccolto in un libro decine di scatti in bianco e nero
Botte a mano aperta sul viso e sul collo, pugni, calci e posizioni a tenaglia con braccia e gambe per stringere il corpo dell’avversaria. Nulla di eccezionale se non fosse che stiamo parlando di scene di lotta esclusivamente tra donne. Signore e signorine di ogni stazza, altezza ed età che fin dal 2010 si ritrovano nel Female Fight Club di Berlino, un grazioso appartamentino della città tedesca dove si affrontano senza precise regole d’ingaggio ma con una sanissima voglia di menarsi.
La palestra pied-à-terre berlinese è stata fondata dalle lottatrici Anna Konda e Red Devil in Warener Strasse, in quella che fino al 1989 era piena Berlino Est, nel quartiere di Marzahn-Hellersdorf. “Non mi piace il dolore degli altri. Mi piace invece il potere e il controllo che posso avere su di loro”, ha spiegato la Konda, in gioventù ragazzina a quanto pare minuta ed oggi alla soglia dei 50 anni signora da oltre un quintale di peso. L’incontro nel Fight Club berlinese non ha giudici o regole, tanto che è consentito tirarsi i capelli, o darsi calci e pugni dove si vuole, proprio come il Fight Club di Chuck Palahniuk poi diventato un film di David Fincher con Brad Pitt ed Edward Norton.
Anche la durata dei match non è predefinita, e spesso le contendenti si fermano quando una delle due non riesce più ad andare avanti: “Non voglio vedere mai il sangue sul mio tappetino”, racconta la Konda, “non importa quanto la lotta sia dura o se l’avversario sia a terra, io di fondo non mi accanisco mai contro la mia avversaria”. Sono decine le signore che si sono avvicendate tra le quattro mura di Warener Strasse dal 2010 ad oggi, dove spesso gli incontri sono tra donne di diverso peso, talvolta anche molto evidente come 20-30 chili di differenza. Le signore che ne necessitano prenotano il match, poi in costume, in topless o anche completamente nude, affrontano l’avversaria anche per ore. L’unico vero divieto nel Female Fight Club è, appunto, quello della partecipazione agli incontri degli uomini. I maschi possono entrare, quando espressamente consentito, solo come spettatori.
L’anomala palestra Fight Club al femminile ha attirato l’attenzione della fotografa polacca Katarzyna Mazur che ha raccolto in un libro decine di scatti in bianco e nero di scene di lotta tra Kunda e compagne. “Durante la mia ricerca mi sono imbattuta in donne che adorano i loro corpi nutrendoli con attenzione estrema in ogni momento – ha spiegato la Mazur – le loro motivazioni per combattere in questo wrestling al femminile sono così diverse tanto quanto diverse sono le singole personalità delle combattenti che partecipano. Questa attività potrebbe essere una specie di loro dichiarazione sulla percezione moderna di chi e cosa sono le donne, la loro prova sull’integrità della loro femminilità, e allo stesso tempo anche uno strumento per essere guardate e desiderate”. Nelle foto raccolte dalla Mazur si vedono spesso momenti in cui una ciocca di capelli si stacca, oppure le pelli bianche delle ‘atlete’ improvvisamente ricoperte di lividi. Il club privato inventato dalle due lottatrici berlinesi è una sorta di rinascita del wrestling femminile, tradizione che risale alla Berlino degli anni venti, quando la zuffa tra signore era piuttosto popolare. “Non c’è nulla di strano”, conclude la fotografa Mazur. “Si tratta solo di sfidare la propria mente e la mente dell’avversario. Sul ring di Warener Strasse le combattenti si incontrano alla pari, e lì il più importante strumento che usano è la loro determinazione e forza di volontà”.