Società

Politica, la psicologia sociale può aiutarci a capire il nostro paese?

L’evoluzione socio-politica recente di questo paese, dopo quarant’anni di immobilismo democristiano e venti di falso dinamismo berlusconiano è abbastanza sorprendente: una sinistra storica di grandissimo peso e spessore che si riconosceva nel Pci è pressoché scomparsa, un razzismo che non ci era mai appartenuto si è affermato con la Lega Nord, i servizi pubblici che una volta gli italiani reclamavano, oggi sono visti esclusivamente come fonti di spreco dal “partito nuovo” del Movimento 5 Stelle. E’ chiaro che c’è parecchio da spiegare, e alcuni studi di Psicologia Sociale forniscono spunti di riflessione interessanti.

Un concetto importante della psicologia sociale è la “illusory superiority”: la tendenza delle persone a sopravvalutarsi. In una interessante revisione degli studi sull’argomento, pubblicata nel 2008, sono citati alcuni dati che meritano una riflessione: ad esempio, in uno studio condotto sugli ingegneri di una fabbrica, il 42% degli intervistati aveva valutato di appartenere al miglior 5%; oppure, in un altro studio, il 94% degli accademici aveva sostenuto di compiere studi “al di sopra della media”. In breve, nelle parole degli autori: “Molti studi scientifici hanno mostrato che la persona media, se richiesta, tipicamente afferma di essere sopra la media”. Il dato ha immediate implicazioni politiche: per semplificare al massimo ci dice che è un errore pensare che la posizione di sinistra che dice “a ciascuno secondo il bisogno” sia populistica o comunque destinata alla massa, mentre quella di destra che dice “a ciascuno secondo il merito” sia elitistica e come tale destinata ad una minoranza. In realtà entrambe le posizioni sono populistiche e destinate alla massa, perché ciascuno pensa di meritare più degli altri.

Un altro concetto importante della psicologia sociale è quello dell’estremismo del gruppo: il gruppo tende ad accettare posizioni più estreme di quelle che ciascuno dei suoi membri isolatamente ritiene ragionevoli. Il meccanismo di questo fenomeno apparentemente dipende dal fatto che il gruppo legittima le opinioni dei membri e i membri per imitazione tendono a rinforzare le opinioni espresse dagli altri membri. Non è difficile vedere questo meccanismo all’opera nei nuovi razzismi di radice leghista o di altri gruppi. In fondo l’estremismo del gruppo è una forma di resa alla pressione sociale, un argomento che la psicologia studia da più di cinquant’anni: il pioniere del campo è stato lo psicologo americano Solomon Asch che riusciva a indurre risposte assolutamente sorprendenti nei suoi soggetti sperimentali, sfruttando semplicemente dei collaboratori che esprimevano nel corso dell’esperimento opinioni palesemente false.

Probabilmente alla luce di questi concetti deve essere interpretato anche il celebre esperimento della prigione di Stanford, realizzato dallo psicologo P. Zimbardo. In questo esperimento alcuni volontari simulavano un gruppo di prigionieri ed un gruppo di guardie, allo scopo di vedere come il ruolo influenza il comportamento. In pochi giorni le guardie erano diventate degli aguzzini così spietati da causare ai prigionieri crisi di disperazione gravi abbastanza da forzare l’interruzione dell’esperimento.

E’ improbabile che queste tendenze della mente umana siano cambiata negli ultimi cinquant’anni: probabilmente pensavamo di essere migliori della media nell’epoca di De Gasperi come in quella di Craxi, di Berlusconi o di Renzi. Però all’epoca di De Gasperi eravamo più religiosi e la religione probabilmente copriva o reprimeva delle tendenze che oggi sono sdoganate. Non c’è niente di male nel liberarsi della religiosità, purché si abbia la consapevolezza del fatto che, cessata la pressione sociale del messaggio cristiano, siamo esposti ad altre pressioni eticamente peggiori, alle quali è importante resistere.