La riforma del canone comporta, grazie all’aggancio alla bolletta elettrica, la impossibilità di evaderlo. Se ne attende di conseguenza, nonostante la diminuzione dell’importo, un aumento del gettito che, a quanto traspare dalle dichiarazioni del Governo, dovrebbe andare in parte alla Rai e per il resto a vari impieghi di sistema, specie nei confronti delle tv locali. In altri termini, a beneficiare di questo aspetto economico-finanziario della riforma sarebbero le due entità, quella pubblica e quella locale, poste finora in posizione ancillare rispetto al vero pilastro del sistema televisivo italiano costituito da Mediaset.
In quanto subalterni nel sistema, sia Rai sia i locali sono stati tenuti da trent’anni costantemente a stecchetto. Le tv locali, come si sa, hanno tirato a campare o morire, ma nulla di più, prigioniere del numero eccessivo (se ne contano a centinaia: in Francia e Inghilterra sono una cinquantina) e della impossibilità di pensarsi come una vera attività di impresa, con un vero bacino di ricavi pubblicitari eccetera. Se una parte del gettito del canone servisse a sfoltire i cespugli e irrobustire qualche alberello, gli investitori pubblicitari troverebbero nuovi interlocutori a cui rivolgersi. Va da sé, invece, che se quei soldi servissero solo a tappare i buchi nei bilanci con la scusa che la informazione locale “è servizio pubblico” e va pubblicamente finanziata, resteremmo nella logica del decreto salva-qualcuno, senza elementi di riforma a giustificare la spesa.
Quanto alla Rai, a partire dalla fine degli anni ’80, fra decreti salva Rai, tetti ai ricavi pubblicitari e misuratissimi aumenti del canone, è stata tenuta costantemente a corto di risorse e nel contempo quelle di cui disponeva erano in gran parte bruciate dalla inflazione di reti e testate e dal costo dei diritti sportivi. Da qui una azienda impegnata a riprodursi piuttosto che a produrre. Ma cosa potrebbe accadere se questa situazione, grazie ai soldi del canone e a qualche incisiva riorganizzazione delle Testate, cambiasse? Una suggestione la fornisce la programmazione del lunedì di questo febbraio, in cui grazie al contributo di tre fiction di livello (“Luisa Spagnoli“, “Il sindaco pescatore“, “Io non mi arrendo“), oltremodo nazional-popolari, ma non popolaresche, la Rai ha rastrellato più del 44% di share, a spese di tutti gli altri (tranne Discovery che continua a rosicchiare aumenti di share). A dirlo in breve, l’uso massiccio di questo tipo di fiction, più costosa della paccottiglia basata su format e telenovelas altrui, eleva il livello industriale della contesa per lo share. Si capisce che i principali concorrenti se ne preoccupino e vedano il rafforzamento delle finanze Rai come un attacco agli equilibri del sistema. Tutto sta a vedere se saranno spinti a cercarne di nuovi o resteranno vedovi dei vecchi.
Sciò Business
Rai, riforma del canone tra servizio pubblico e tv locali. Con qualche incognita
La riforma del canone comporta, grazie all’aggancio alla bolletta elettrica, la impossibilità di evaderlo. Se ne attende di conseguenza, nonostante la diminuzione dell’importo, un aumento del gettito che, a quanto traspare dalle dichiarazioni del Governo, dovrebbe andare in parte alla Rai e per il resto a vari impieghi di sistema, specie nei confronti delle tv locali. In altri termini, a beneficiare di questo aspetto economico-finanziario della riforma sarebbero le due entità, quella pubblica e quella locale, poste finora in posizione ancillare rispetto al vero pilastro del sistema televisivo italiano costituito da Mediaset.
In quanto subalterni nel sistema, sia Rai sia i locali sono stati tenuti da trent’anni costantemente a stecchetto. Le tv locali, come si sa, hanno tirato a campare o morire, ma nulla di più, prigioniere del numero eccessivo (se ne contano a centinaia: in Francia e Inghilterra sono una cinquantina) e della impossibilità di pensarsi come una vera attività di impresa, con un vero bacino di ricavi pubblicitari eccetera. Se una parte del gettito del canone servisse a sfoltire i cespugli e irrobustire qualche alberello, gli investitori pubblicitari troverebbero nuovi interlocutori a cui rivolgersi. Va da sé, invece, che se quei soldi servissero solo a tappare i buchi nei bilanci con la scusa che la informazione locale “è servizio pubblico” e va pubblicamente finanziata, resteremmo nella logica del decreto salva-qualcuno, senza elementi di riforma a giustificare la spesa.
Quanto alla Rai, a partire dalla fine degli anni ’80, fra decreti salva Rai, tetti ai ricavi pubblicitari e misuratissimi aumenti del canone, è stata tenuta costantemente a corto di risorse e nel contempo quelle di cui disponeva erano in gran parte bruciate dalla inflazione di reti e testate e dal costo dei diritti sportivi. Da qui una azienda impegnata a riprodursi piuttosto che a produrre. Ma cosa potrebbe accadere se questa situazione, grazie ai soldi del canone e a qualche incisiva riorganizzazione delle Testate, cambiasse? Una suggestione la fornisce la programmazione del lunedì di questo febbraio, in cui grazie al contributo di tre fiction di livello (“Luisa Spagnoli“, “Il sindaco pescatore“, “Io non mi arrendo“), oltremodo nazional-popolari, ma non popolaresche, la Rai ha rastrellato più del 44% di share, a spese di tutti gli altri (tranne Discovery che continua a rosicchiare aumenti di share). A dirlo in breve, l’uso massiccio di questo tipo di fiction, più costosa della paccottiglia basata su format e telenovelas altrui, eleva il livello industriale della contesa per lo share. Si capisce che i principali concorrenti se ne preoccupino e vedano il rafforzamento delle finanze Rai come un attacco agli equilibri del sistema. Tutto sta a vedere se saranno spinti a cercarne di nuovi o resteranno vedovi dei vecchi.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".