Nessuna discussione in aula, né del canguro, né del ddl sulle unioni civili. Il provvedimento torna in aula il 24 febbraio. Il Pd ha dunque a disposizione sette giorni per avviare contatti e iniziative con gli altri gruppi. Dall’ufficio di presidenza del gruppo Dem a Palazzo Madama riunito dal presidente Luigi Zanda sono emerse alcune ipotesi da percorrere. Innanzitutto non sarà il Pd a proporre lo stralcio dell’articolo 5 sulla stepchild adoption (ovvero l’adozione dei figli da parte del partner), chiesto da Ap ma anche dai cattoDem e da un gruppo di senatori laici Dem. L’obiettivo è far votare il provvedimento articolo per articolo, dopo di che se quello con la stepchild adoption verrà cassato o modificato con emendamenti, sarà stata l’Aula a farlo e non avverrà per iniziativa preventiva del gruppo.
Il primo ostacolo è l’emendamento canguro di Marcucci, che non ha i numeri in Aula. La prima ipotesi è di proporre uno spacchettamento, mettendo ai voti separatamente la parte sull’articolo 5 e la parte riguardante gli altri articoli. Questo permetterebbe, una volta approvato il canguro così ridimensionato, di far decadere alcune decine di emendamenti della Lega, anche essi “mini-canguri”, che vanno votati a scrutinio segreto. Va però verificato se lo spacchettamento è sufficiente a recuperare i voti di Ap oltre a quelli dei cattoDem. Su quelli di M5s non si fa più affidamento, ed eventualmente saranno aggiuntivi.
Altra ipotesi sarebbe un disarmo bilaterale di tutti gli emendamenti-canguri. Qualcuno suggerisce che il presidente Pietro Grasso, magari attraverso la convocazione della Giunta del regolamento, dichiari inammissibili questo tipo di emendamento. Oppure andrebbe siglata un’intesa con la Lega per il ritiro congiunto del Marcucci e degli emendamenti-canguro del Carroccio, anche se in questo momento la Lega non sembra ben disposta. In ogni caso, in attesa di una iniziativa di Renzi nella sua veste di segretario, il gruppo prenderà contatti con gli altri gruppi, da Ap alla Lega, da Sel a Fi.