Il presidente ha ammesso la relazione con l'oggi 29enne Gabriela Zapata Montaño e la nascita del bimbo, morto prematuramente: "Non la vedo dal 2007". Ma una foto lo smentirebbe. Gli alleati dell’ex sindacalista denunciano un tentativo di golpe delle destre appoggiato da Washington in vista del referendum del 21 febbraio che potrebbe consentire al politico al quarta candidatura consecutiva
Un figlio mai dichiarato e – a detta di Evo Morales Aymara, presidente della Bolivia dal 2006 – morto non si sa né come né dove, in un Paese dove la donna che sceglie di abortire finisce in carcere, come ovunque in America latina eccezion fatta per l’Uruguay. Una ragazzina, la madre della creatura presumibilmente defunta, impalmata in gran segreto quando era, giorno più giorno meno, 18enne da uno dei leader simbolo della sinistra sudamericana anti-aborto. La stessa ex ragazzina, oggi 29enne e tra le ‘bellone’ più paparazzate di La Paz, che firma contratti milionari con lo stato in qualità di alta dirigente di una multinazionale cinese che fattura 4 volte il Pil della Bolivia, il tutto dopo essersi aggiudicata, non si sa come, appalti pubblici di ferrovie, dighe, mega-impianti di potassio, ecc, per un valore complessivo di 576 milioni di dollari.
Se non ci fosse stato un giornalista molto controverso ma bene informato come Carlos Valverde – già ex agente dell’intelligence tra fine anni 80 e inizio 90 e dichiaratamente d’opposizione – oggi Evo sarebbe già certo della sua imminente vittoria elettorale, l’ennesima. Il prossimo 21 febbraio, infatti, i boliviani voteranno un referendum per decidere se cambiare o meno la loro Costituzione e consentire così a Morales di ricandidarsi nel 2019 per la quarta volta di fila alla presidenza.
Valverde ha anche una trasmissione televisiva in cui, il 3 febbraio scorso, ha rivelato l’esistenza del figlio sconosciuto (se vivo oggi avrebbe 9 anni) e, soprattutto, denunciando pubblicamente “come sia assolutamente irregolare, anzi un atto di corruzione, mettere sua madre a lavorare nell’azienda che fa più affari e muove più soldi in questo paese”. Da quel 3 febbraio in Bolivia non si parla d’altro e, improvvisamente, la vittoria del “Sì” pro Evo al referendum non è più scontata com’era prima.
Il nome di Gabriela Zapata Montaño, così si chiama l’ex ‘18enne’ segreta di Morales, da semisconosciuto diventa più celebre di quello di Simón Bolívar, centrando una serie di copertine consecutive su giornali e riviste mentre le televisioni non parlano che di lei.
Per cercare di frenare i sondaggi che vedono il “sì” in calo, il presidente organizza subito una conferenza stampa in cui ammette sia la relazione con l’allora giovane Gabriela, fissandone l’inizio nel 2005 quando lei aveva appena compiuto 18 anni – ma c’è chi lo accusa di avere iniziato il rapporto ben prima – che la nascita di un figlio, frutto di questa relazione.
Evo aggiunge però due informazioni importanti: il figlio in questione è morto e, dal 2007, lui non ha più visto Zapata Montaño. Poi chiude l’incontro con i media respingendo al mittente, ovvero a Carlos Valverde, l’accusa di qualsiasi ipotesi di corruzione o nepotismo volta a favorire l’assunzione e la folgorante carriera della sua ex compagna segreta nella multinazionale cinese CAMC.
Siamo al 5 febbraio. Polemiche finite? Niente affatto perché non solo c’è chi mette in dubbio la morte del figlio di Morales ma, soprattutto, poco dopo la conferenza stampa spunta fuori una foto in cui si vedono il presidente e Gabriela abbracciati e sorridenti sul palco VIP del Carnevale di Oruro, il più celebre della Bolivia, uno spettacolo di colori sgargianti e tradizioni millenarie. Una foro che sarebbe stata scattata il 15 febbraio dell’anno scorso.
Insomma, Morales nel suo tentativo di spiegarsi è inciampato sul fatto che da 9 anni non vedeva più l’ex ragazza madre Gabriela, oggi manager dei cinesi che hanno vinto appalti da oltre mezzo miliardo di dollari. Un’enormità in Bolivia. E mentre gli alleati dell’ex sindacalista dei produttori di foglie di coca denunciano un tentativo di golpe delle destre appoggiato da Washington e sul sito ufficiale del consolato boliviano di Rosario, in Argentina, appare un’informativa su Carlos Valverde che lo descrive come colluso con i narcos e con la peggiore destra di Santa Cruz, tradizionale feudo oppositore, l’opposizione denuncia Gabriela Zapata Montaño per arricchimento illecito.
Messo all’angolo dalla foto, lo stesso presidente ieri è tornato in tv per annunciare “un’inchiesta approfondita” della Contraloría (l’equivalente della nostra Corte dei Conti) sui presunti favori da lui fatti a Gabriela ed ai cinesi, invitando anche il suo vice, Álvaro García Linera, “ad organizzare una commissione parlamentare sul caso” visto che “non abbiamo nulla da nascondere”. Inoltre Evo ha accusato l’intelligence Usa di essere dietro la denuncia fatta da Valverde.
Da vedere come finirà questa ‘telenovela’. Di certo c’è che lo ‘scandalo del decennio’ è arrivato con un tempismo sospetto, a meno di 3 settimane da un referendum che certamente avrebbe garantito ad Evo Morales la possibilità di rimanere alla presidenza della Bolivia fino al 2026. I più poveri e gli indigeni – che sono il suo voto ‘forte’ nonché il 75% della popolazione – hanno infatti migliorato le condizioni di vita con Evo al potere grazie agli aiuti/sussidi loro concessi per scuola, madri single, anziani e case popolari. Inoltre, i successi economici del primo leader indio a governare il paese andino sono indubbi, con un Pil cresciuto del 5-6% negli ultimi anni.
Ora lo scandalo di cui tutti parlano in Bolivia rimescola le carte e, di certo, non aiutano Morales dichiarazioni come quelle fatte più volte da García Linera negli ultimi mesi, ovvero che “in realtà Evo voleva andare in pensione nel 2019, con una quindicenne”.
di Paolo Manzo