Milano, lista civica (che si richiama alle speranze del 2011) sia fuori che dentro la coalizione di Sala? Dopo la divisione tra Balzani e Majorino, un’altra divisione? Non è così. Quella tra Balzani e Majorino alle primarie è stata una divisione più che evitabile. Invece quella tra una lista diciamo di sinistra (civica, progressista, ecologista…) alternativa a Sala e una lista diciamo di sinistra (civica, progressista, ecologista…) interna alla coalizione di Sala è una divisione inevitabile.
La divisione alle primarie è stata tanto stupida, inutile, assurda, che molti pensano che sia stata addirittura architettata ad arte per far vincere Sala (personalmente non lo credo, ma a molti ha dato questa impressione). Basta invece un minimo di cultura e informazione politica per capire che l’articolazione – chiamiamola pure divisione, se volete – delle aree politiche a sinistra o comunque al di fuori – del Pd in liste diverse è del tutto logica e prevedibile, e si verifica nella maggior parte delle elezioni comunali che prevedono la possibilità del doppio turno.
Le accuse reciproche di minoritarismo “testimoniale” o viceversa di poltronismo subalterno spesso sono viscerali, superficiali e non fanno i conti con la realtà, che da spazio ad entrambi le opzioni. Per stare all’oggi, alle città italiane nel 2016, come si può immaginare, per dirla con semplicismo personalizzante, che le aree di sinistra che a Roma non stanno con Giachetti candidato sindaco, che a Bologna non stanno con Merola sindaco, che a Torino non stanno con Fassino, che a Napoli non stanno con Bassolino, a Milano stiano con Sala? Ma anche, viceversa, come si può immaginare che in una città così carica di attenzione alla politica come è attualmente Milano, tutte le aree di sinistra non Pd rinuncino compattamente ad occupare quegli spazi interni che la novità Sala non ha ancora definito?
C’è chi pensa che solo dall’interno della coalizione probabilmente vincente si possa condizionare in senso positivo la prossima Giunta. E viceversa, che solo da fuori ci si può far sentire davvero… Per fare cosa? Per continuare a sventolare l’icona di Pisapia e di quanto è bella Milano? Per ripartire dalle aspirazioni ambientali e sociali che Expo (ovviamente) non ha incarnato? Questa è la discussione interessante. Si potrebbe anche scoprire che la competizione favorisce il miglioramento. Assurdo, paranoico o pretestuoso è che invece il dibattito sia offuscato dalla continua evocazione di una possibile vittoria della destra, che verrebbe favorita dalla presentazione di un candidato sindaco alternativo.
No. Non si può accettare questa mentalità ricattatoria e ascientifica. Alle comunali c’è il doppio turno. Quello che non c’era in Liguria, nè alle primarie. Il ballottaggio è un’altra storia. C’è persino la possibilità di apparentare una o più liste che son rimaste fuori dal ballottaggio. (Tra parentesi nel 2009 Penati del centrosinistra arrivato secondo al primo turno, avrebbe vinto al ballottaggio se avesse accettato Rifondazione Comunista, che al primo turno era andata, costretta, da sola. Comunque perse per pochi voti, molti di Rifondazione lo votarono lo stesso). Non credo che il centrodestra, con lo stesso schieramento della ridicola coalizione di Maroni, possa davvero rischiare di arrivare a Palazzo Marino. Ma chi pensa davvero che ci sia questo rischio farebbe bene a costruire ponti con la lista alternativa che sta nascendo a Milano. Accusarla di tradimento e di sterile cartello di protesta dei no serve forse a toglierle qualche voto al primo turno (ma non è detto), ma certo non risolve il presunto problema di ballottaggio con la destra.