La donna era scomparsa nel 2013 e il suo corpo non è mai stato ritrovato. A ucciderla, secondo i giudici, il custode della villa, che da lei era stato rifiutato
“Sono innocentissimo davanti a Dio, mi affido a voi che siete persone squisite. Non ho ammazzato nessuno, sono una persona onesta e ho sempre lavorato fin da bambino. Lo giuro davanti a Dio. La donna è sacra e non si tocca”. Sono le dichiarazioni spontanee che Antonino Bilella ha rilasciato il 18 febbraio davanti ai giudici nel corso del processo in cui era imputato con l’accusa di aver ucciso Francesca Benetti, l’insegnante di Cologno Monzese scomparsa da Villa Adua di Gavorrano (Grosseto) il 4 novembre 2013. Il settantenne agrigentino, custode della villa della vittima, è stato riconosciuto colpevole dei reati di omicidio premeditato, soppresione di cadavere, stalking e violenza sessuale ed è stato pertanto condannato all’ergastolo, con due mesi di isolamento diurno. L’uomo era già stato segnalato dalla donna, che da lui si sentiva perseguitata: secondo l’accusa l’omicidio è maturato proprio in seguito al rifiuto da parte dell’insegnante 55enne del corteggiamento insistente del custode. La chiave di volta del processo è stato sicuramente il ritrovamento del sangue di Francesca Benetti nel bagagliaio dell’auto di Bilella. Sangue che lo stesso custode della villa aveva cercato di ripulire dalla cucina della villa, dove probabilmente l’ha aggredita alle spalle con un coltello, dopo averla attirata con uno stratagemma.
Rimane invece ancora un mistero dove Bilella abbia occultato il cadavere della donna. “Vediamo se adesso il ‘signor ergastolano’ ci dice ora dove è il corpo” ha infatti commentato Alessandro Benetti, fratello della vittima.