Una nuova esplosione stamani scuote la Turchia. Ad essere colpito, causando almeno sette vittime, un convoglio militare a soli 300 metri dal parlamento di Diyarbakir, principale città curda nel sud-est della Turchia. Salgono così a 35 le vittime degli attacchi, mentre le autorità turche comunicano l’arresto di 14 persone in sette città in relazione all’attento di ieri che, colpendo un altro convoglio nel centro di Ankara, ha ucciso 28 persone lasciandone ferite altre 60. Il governo turco ha convocato gli ambasciatori dei Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e per l’attentato, Ankara punta il dito contro i curdi siriani di Ypg. “È un cittadino siriano l’attentatore suicida” riferiscono fonti della sicurezza. Si chiama Salih Necar, 24 anni, e sarebbe entrato in Turchia insieme ai profughi provenienti dalla Siria. Le sue impronte infatti sono state rilevate dalla polizia al momento dell’identificazione dei rifugiati nei centri di arrivo. Secondo le prime informazioni l’auto carica di esplosivo usata per l’attacco era stata rubata dall’attentatore dopo un regolare noleggio avvenuto nella provincia egea di Smirne due settimane fa.
Al momento, nessun gruppo ha ancora rivendicato l’attentato ma secondo i media locali, che citano fonti interne all’indagine, l’attentatore sarebbe membro delle milizie curdo-siriane dell’Ypg, il movimento guerrigliero che in questo momento sta combattendo i ribelli filo-turchi in Siria. Il leader dei curdi siriani dell’Ypg però negano, sostenendo che il gruppo non sia dietro gli attentati in Turchia e mettendo in guardia Ankara su eventuali operazioni di terra in Siria. Da sabato l’artiglieria turca sta bombardando le postazioni delle milizie curde nel nord della Siria, a pochi chilometri dalla frontiera. Ankara considera infatti il Pyd, principale forza curda in Siria, e il suo braccio armato Ypg, come organizzazioni terroristiche. Nei giorni scorsi forti contrasti sono emersi con gli Usa, attaccati dal presidente Recep Tayyip Erdogan perché si rifiutano di considerare i membri del Pyd come terroristi: al contrario Washington ha più volte espresso apprezzamento per il ruolo dei curdi nella lotta all’Isis sul terreno.
Intanto le forze armate turche hanno lanciato nuovi raid aerei contro le postazioni dei militanti curdi del Pkk nel nord dell’Iraq. Lo ha annunciato lo Stato maggiore turco. Fonti della sicurezza attribuivano l’attentato di mercoledì proprio al Pkk, che condivide con il Ypg forti legami ideologici. I raid hanno preso di mira una zona nei pressi di Haftanin, nel nord dell’Iraq, dove si trovava un gruppo di 60 o 70 militanti curdi del Pkk, tra i quali anche alcuni rappresentanti della leadership.
L’attentato arriva dopo altre tre stragi. Il 12 gennaio scorso a essere colpiti erano stati i turisti presenti a Sultanahmet a Istanbul. Obiettivo era stata l’area in cui sorgono la Moschea Blu e il Topkapi Palace, frequentate ogni giorno da migliaia di stranieri. In quell’occasione il presidente Erdogan aveva dichiarato che l’esplosione era stata causata da un “terrorista suicida di origine siriana“. Il 10 ottobre, durante una manifestazione per la pace ad Ankara, in un attacco sferrato da due kamikaze, morirono 97 persone e 245 rimasero ferite. Tre mesi prima, il 20 luglio, un attentatore suicida si è fatto saltare in aria a Suruc, cittadina turca sul confine con la Siria, uccidendo almeno 30 giovani attivisti che volevano superare il confine per contribuire alla ricostruzione di Kobane, cittadina a maggioranza curda sottratta all’Is dalle milizie curde e dai Peshmerga di Erbil.