“Anche dopo il successo del Nome della rosa Umberto non mancava comunque mai a lezione. Più era noto, più non faceva un’assenza”. Roberto Grandi, sociologo e docente di Comunicazioni di massa a all’Università di Bologna, ricorda il suo amico e collega scomparso venerdì 19 febbraio a Milano. “Con l’arrivo di Umberto a Bologna c’è stata una rottura di quella che era l’Accademia con la A maiuscola: vengono introdotti a livello universitario studi che prima non c’erano. Prima era inconcepibile utilizzare strumenti scientifici di analisi del testo su testi della quotidianità e non solo sui grandi classici”. Il professor Grandi parla anche della “guerriglia di tipo semiotico” inventata da Eco: “Si divertiva a parlare di controinformazione e quindi di come si poteva prendere l’informazione della Rai e analizzarla per capirne i meccanismi” di David Marceddu
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