“Sarà una cerimonia molto sobria e rapida” quella prevista alle 15 di martedì 23 febbraio “nel cortile della Rocchetta” del Castello Sforzesco di Milano in onore di Umberto Eco. A dirlo è Mario Andreose, storico editore del semiologo morto venerdì sera, e protagonista de “La nave di Teseo”. Una cerimonia laica alla quale parteciperanno anche i sindaci di Alessandria, città natale di Eco, e di Monte Cerignone, il paese delle Marche dove lo scrittore andava in vacanza. “Stiamo attendendo conferma sulla presenza delle istituzioni” ha aggiunto Andreose spiegando che “la salma uscirà mezzora prima dalla casa” in piazza Castello per l’ultimo ricordo del professore alessandrino. “Ci saranno dei brevissimi interventi dei suoi amici intimi e poi, magari, del rettore dell’Università di Bologna”, ha quindi concluso Andreose.
Intanto a poco più di 24 ore dalla scomparsa, continua il ricordo di amici e colleghi che oggi si sono riuniti nella casa milanese dello scrittore. Per il disegnatore Tullio Pericoli: “Oltre all’amicizia con lui, ho anche i ricordi della sua faccia: come si è trasformata negli anni, com’è cambiata. L’ho visto l’ultima volta a metà dicembre nel suo bar dove andava di solito a prendere un aperitivo per parlare del progetto di una mostra in occasione del festival che organizzava a Camogli” ha ricordato Pericoli, che in quell’occasione gli propose di organizzare una mostra con i suoi ritratti: ” lui disse che era una buona idea, ma si sarebbe sentito troppo Narciso”.
Di Umberto Eco “ricordo la sua generosità intellettuale” ha detto l’editrice Inge Feltrinelli uscendo dall’edificio di piazza Castello “era veramente un grande amico sempre pronto a fare qualsiasi cosa per tutti. La disponibilità immensa che ha avuto. Era veramente un grandissimo, un gigante internazionale che ha fatto tanto per l’Italia e per la cultura italiana”. A chi le chiedeva un parere sulla scelta di Eco di imbarcarsi nell’avventura editoriale de “La nave di Teseo”, la moglie di Giangiacomo Feltrinelli ha risposto: “Fantastica. Una scelta coraggiosa. Settimana prossima farò una visita in ufficio da loro”.
“Perdiamo un’epopea, non solo un uomo, ma per me era Umberto. Lascia più di un vuoto: una voragine”. Ha detto Moni Ovadia, drammaturgo e scrittore amico di Eco. “Era un uomo che non aveva nessuna prosopopea di sé. Lui, che era un vero gigante del pensiero, non aveva nessun senso di compiacimento. Aveva una leggerezza nelle relazioni tra le persone straordinaria per un uomo di quella caratura. A volte, aveva i comportamenti quasi di un ragazzo. Era un grande cultore dell’umorismo” ha concluso.