In Italia il 70% dei medici e degli infermieri non praticano l'interruzione volontaria della gravidanza. Intanto, da gennaio, abortire clandestinamente può costare alle donne fino a 10.000 euro di sanzione: il popolo del web insorge contro questa contraddizione tutta italiana
Abortire non è reato, ma può costare caro. Molto. Dopo le polemiche suscitate dal decreto legislativo che inasprisce le pene pecuniarie previste per le donne che praticano l’interruzione di gravidanza clandestinamente fino a un massimo di 10.000 euro, la rete insorge contro il grandissimo numero di obiettori di coscienza che rendono di fatto impossibile, per molte donne, praticare l’aborto in strutture pubbliche, esponendole a un rischio per la salute e, adesso, anche per le finanze. La giornata del 22 febbraio è stata scelta dal popolo di internet per aderire a un “tweetbombing” contrario al decreto: con l’hashtag #ObiettiamoLaSanzione sono partiti centinaia di tweet, in massima parte indirizzati al premier Renzi e al Ministro Lorenzin. “Se si multa la clandestinità – è l’intervento più frequente – l’aborto legale deve essere garantito”.
L’interruzione volontaria della gravidanza è consentita, in Italia, dalla legge 194, ma non sempre garantita: gli obiettori di coscienza infatti sono in media circa il 70% del totale, con picchi che superano il 90% in alcune regioni.