John Seale – una vittoria nel 1997 per Il paziente inglese – è forse la vera sorpresa del quintetto da Oscar 2016. L’unico australiano del gruppo con la sua Arri Alexa M è stato protagonista tra i set della Namibia e dell’Australia nel ritorno della saga ideata da George Miller. Una tavolozza compositiva estrema e diversificata quella di Mad Max: Fury Road, cromatismi esasperati nei cambi set legati agli spostamenti dei protagonisti in esterni desertici e rocciosi, sia diurni che notturni. Seale ha una carriera hollywoodiana lunga diversi chilometri. Il primo titolo più noto è Witness – Il testimone dove inizia il sodalizio con un altro australiano come Peter Weir, con cui girerà Mosquito Coast ma soprattutto ricreerà il contrasto denso e cupo per le quattro stagioni nel collegio di Welton, datato 1959, de L’attimo fuggente.
Nel carnet di partecipazioni come direttore della fotografia Seale annovera anche prove con un discreto coefficiente di difficoltà: The Hitcher, Gorilla nella nebbia, Il talento di Mr. Ripley, Harry Potter e la pietra filosofale, e Ritorno a Could Mountain. Un altro pretendente all’Oscar come miglior direttore della fotografia è l’inglese Roger Deakins. 13 nomination, da quando inizia con Radford in Another Country, Another Place (1984) e zero vittorie. Eppure Deakins è forse il più versatile, istrionico e completo direttore della fotografia che Hollywood può annoverare oggi. Legato al cinema dei fratelli Coen – da Barton Fink (91) all’ultimo Hail, Caesar non ha mai saltato un loro film – alle collaborazioni con Sam Mendes, M.Night Shyamalan, Ron Howard o Andrew Dominik con il quale ha composto una sinfonia insuperabile di chiaroscuri naturalistici per The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford (2007).