Il cervello non riposa mai e quando si sogna l’attività è simile a quando si è svegli. È una ricerca italiana che “smentisce” William Shakespeare. A differenza di quanto afferma Mercuzio in Romeo e Giulietta, infatti, i sogni non sono “figli di un cervello ozioso”. Lo studio ha evidenziato come la corteccia motoria durante il sonno Rem, con movimenti oculari rapidi, presenti un’attività elettrica simile a quella esibita durante movimenti volontari da svegli.
Lo studio è stato eseguito registrando l’attività intracerebrale nell’uomo, da ricercatori dell’Ospedale Niguarda di Milano, del Cnr di Genova, dell’Università dell’Aquila e del Dipartimento di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, ed è stato pubblicato in copertina su Annals of Neurology. Il lavoro ha dimostrato come la corteccia motoria (area del cervello alla base dei movimenti), durante la fase del sonno in cui generalmente si sogna, è attiva come se si stessero compiendo dei movimenti volontari in stato di veglia.
“Da alcuni anni – Lino Nobili, coordinatore dello studio e responsabile del Centro di Medicina del sonno di Niguarda – conduciamo ricerche sull’attività elettrofisiologica delle differenti strutture cerebrali durante il sonno, utilizzando una metodica di registrazione dell’attività elettrica cerebrale, necessaria per la diagnosi e il trattamento di pazienti affetti da epilessia resistente al trattamento con farmaci. Oltre alla sua importanza clinica, tale metodologia offre una possibilità unica anche alla ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze”. “Ci siamo interrogati – spiega Nobili – sulle caratteristiche dell’attività della corteccia motoria in concomitanza con i movimenti oculari rapidi e abbiamo osservato che, nonostante la paralisi muscolare che caratterizza la fase Rem del sonno (atonia posturale), la corteccia motoria esprime livelli di attività paragonabili a quelli che presenta durante l’esecuzione di un movimento da svegli, come ad esempio muovere una gamba, ma diversi da quelli esibiti nella veglia a riposo. Questo avviene principalmente durante gli episodi di Rem caratterizzati da intensa attività oculare rapida e in cui più frequentemente si concentra l’attività onirica”.
“Lo studio – prosegue Nobili – permette di comprendere meglio alcuni fenomeni relativi a certi disturbi del sonno, in particolare il cosiddetto Disturbo comportamentale in sonno Rem (Rem Behavior Disorder) caratterizzato dalla comparsa di movimenti agitati in sonno, spesso anche causa di traumatismi notturni, come ad esempio cadute dal letto, ma anche colpi inferti durante il sonno al proprio partner di letto. Inoltre, si aprono finestre uniche di osservazione dell’attività cerebrale durante il sonno”. “Parafrasando Shakespeare – conclude l’esperto – il cervello durante il sonno è tutt’altro che ozioso e in concomitanza con i sogni potrebbe funzionare, almeno in alcune sue parti, in maniera molto più simile alla veglia rispetto a quanto ritenuto fino ad oggi”.