Politica

Campania, impresentabile per le regionali. De Luca lo nomina suo consigliere

Il sindaco di Agropoli Franco Alfieri tentò di candidarsi alle scorse elezioni con l'escamotage di un contenzioso per una multa che gli avrebbe permesso di lasciare la città al suo vice. La sua candidatura fu bocciata in extremis dalla segreteria regionale

Il deluchiano Franco Alfieri entra nella squadra di governo della Campania: consigliere del presidente per la caccia, l’agricoltura e la pesca. Una nomina che porta con sè imbarazzo e perplessità nel Pd campano e che qualcuno senza uscire allo scoperto definisce “inopportuna”. Alfieri è il sindaco di Agropoli (Salerno) che voleva candidarsi al consiglio regionale con l’escamotage del ricorso alla multa per divieto di sosta. Avrebbe ottenuto due piccioni con una fava: la candidatura nonostante l’incompatibilità, e la possibilità di lasciare la giunta al suo vice, senza far commissariare il Comune. La segreteria salernitana del Pd, fedele all’ex sindaco di Salerno De Luca – come peraltro traspare dalle intercettazioni dell’inchiesta su piazza della Libertà – diede l’ok senza indugio. Fu la segretaria campana Assunta Tartaglione a mettersi di traverso depennando il nome di Alfieri, su input del Nazareno, anche perché all’epoca l’uomo di De Luca era imputato di corruzione su appalti dell’amministrazione provinciale salernitana (recentemente è stato prosciolto per prescrizione). Di piazzare un impresentabile di questo calibro nelle proprie liste, il Pd proprio non se la sentiva.

La decisione di estromettere Alfieri fu formalizzata nel corso di una assemblea regionale Pd a Napoli di fine aprile: assemblea dai toni accesi, durante la quale fu deciso di tirare fuori dalla lista il suo nome e quello del sindaco di Villa Di Briano (Caserta) Dionigi Magliulo, fresco di rinvio a giudizio per corruzione elettorale e tre mesi dopo finito nelle maglie di un’inchiesta della Dda di Napoli sulle infiltrazioni del clan di Antonio Iovine negli appalti che ha coinvolto anche l’europarlamentare Nicola Caputo.

Al contrario di Magliulo, che si è dimesso ed è finito politicamente in disgrazia, Alfieri ha l’appoggio incondizionato di De Luca ed è rimasto in sella. Ha ritirato il ricorso alla multa, ha mantenuto la poltrona di sindaco di Agropoli – ottenuta nel 2012 con il 90% dei consensi al primo turno, roba che nemmeno l’ex sindaco di Salerno, fermo al 74% nel 2011, può vantare – ed ha mirato dritto all’ingresso nella giunta campana. Per settimane l’informazione salernitana ha dato per imminente la firma di De Luca su un decreto di nomina di Alfieri ad assessore regionale. Alla fine il governatore ha riservato al sindaco di Agropoli un ruolo più modesto di consulente a titolo gratuito. Poco male. E’ un ruolo in un settore che dispensa palate di finanziamenti pubblici. Tra cui quelli finiti nell’interrogazione del novembre 2014 firmata dai grillini Angelo Tofalo, Carlo Sibilia, Silvia Giordano e Vega Colonnese. Nell’interrogazione i parlamentari hanno collegato Alfieri a una rete di intrecci sull’assegnazione dei fondi del piano di sviluppo rurale che avrebbero favorito aziende ritenute prive dei requisiti, chiedendo al governo Renzi di verificare gli atti depositati presso il comune di Agropoli.