Il braccio di ferro tra Apple e Fbi sull’accesso ai codici dell’iPhone del killer di San Bernardino divide i colossi della tecnologia: dopo Twitter, Google e Facebook stavolta è Microsoft a dire la sua. Bill Gates però ha deciso, a differenza degli altri, di schierarsi con l’intelligence americana. In un’intervista rilasciata al Financial Times, il cofondatore di Microsoft ha detto di non essere d’accordo con Tim Cook sul fatto che sbloccare un’iPhone voglia dire mettere a rischio la sicurezza di tutti: “Questo è un caso specifico, non generale, in cui il governo chiede informazioni”, ha spiegato Gates, paragonando la richiesta dell’Fbi a quella fatta su un particolare conto corrente bancario. Il padre dell’azienda di Redmond chiede però che ci siano in futuro regole precise per la gestione di questi casi.
L’ultimo a schierarsi era stato Mark Zuckerberg, che nel corso del suo keynote a Barcellona era intervenuto a sostegno di Cupertino: “Siamo dalla parte di Apple, crediamo nella crittografia e non crediamo che inserire una backdoor sia sinonimo di sicurezza”, aveva detto. “Allo stesso tempo sentiamo di avere una grande responsabilità nel prevenire il terrorismo, infatti abbiamo delle policy rigide in materia. I terroristi vengono tagliati fuori dalla piattaforma e se abbiamo la possibilità di lavorare col governo è un’ipotesi che prendiamo sul serio”.
Intanto alcune delle persone rimaste ferite lo scorso dicembre nella strage di San Bernardino sono intenzionate a portare Apple in tribunale e costringere la compagnia a cooperare con l’Fbi: “Sono stati colpiti da terroristi, vogliono sapere perché e come sia potuto accadere”, ha detto Stephen Larson, ex giudice federale e ora avvocato di alcune famiglie delle vittime. Per quanto riguarda i cittadini americani, il cui diritto alla privacy è al centro delle tesi di Apple, il 51% di loro non appoggia la battaglia di Cupertino e ritiene che l’azienda dovrebbe fornire all’Fbi gli strumenti per accedere all’iPhone del killer. Secondo i dati emersi da un sondaggio del Pew Research Center solo il 38% difende la posizione di Apple mentre il restante 11% è indeciso.