Cultura

Anatomia della coppia, ecco la ricetta per vivere in due: dal saper litigare alle “cinque ore magiche”

La dottoressa milanese Erica Francesca Poli - una laurea in medicina e chirurgia, una specializzazione in psichiatria, e da oltre 10 anni alle prese con il metodo ISTDP scrive un libro che torna insistentemente sulla possibilità che nulla, in amore, nel campo dei sentimenti e delle emozioni verso l’altra/o, è mai dato per scontato o concluso definitivamente anche di fronte al litigio, all’incomprensione e alla rottura

Non si sta insieme per essere felici, ma per evolversi”. La citazione, tra le numerose nel libro, è d’obbligo per introdurre Anatomia della coppia (Anima Edizioni), scritto dalla dottoressa milanese Erica Francesca Poli – una laurea in medicina e chirurgia, una specializzazione in psichiatria, e da oltre 10 anni alle prese con il metodo ISTDP. Un libro che torna insistentemente sulla possibilità che nulla, in amore, nel campo dei sentimenti e delle emozioni verso l’altra/o, è mai dato per scontato o concluso definitivamente anche di fronte al litigio, all’incomprensione e alla rottura.

Banale sì, ma giova ricordarlo, ribaltando molti luoghi comuni sul tema. Intanto la coppia è “un terzo rispetto ai due che la compongono”. Vuol dire che “ha le sue regole, le sue fasi, i suoi bisogni, la sua coscienza”. Ancora banale? Va bene. Allora come la mettiamo con questa ipotesi? “Il perfetto singolo è dunque il perfetto candidato alla coppia”, spiega Poli. E ancora, perché tutto ciò che sarà coppia parte da qui, e perché l’immagine stereotipata del single, che vuole spesso un uomo a lambiccarsi cervello e stomaco in solitaria, depresso e infelice per via del mancato e irraggiungibile accoppiamento, non ha più ragion d’essere: “Hanno appreso a stare con se stessi, risolvere il bisogno e l’impulso nella propria interiorità e così, nel trascendere la propria solitudine, nel risplendere in essa, soli del proprio universo, come due soli si incontrano”.

Ecco allora il centro della questione di un vadecum “sulla coppia felice” che si fa attendere 200 pagine, e forse nemmeno ce ne sarebbe bisogno tanto è ricca l’argomentazione fino a pochi capitoletti dalla fine: “Ma l’amore che dura, crea qualcosa, si manifesta in un progetto, resiste, insiste, rinasce ogni giorno, come può mantenere la scintilla di quella vibrazione energetica primigenia che lo ha fatto nascere? E’ possibile? La risposta è sì”, spiega la dottoressa. E aggiunge: “Esso richiede un percorso, a partire dal sogno verso la trasformazione di noi (…) richiede il percorso dell’amore per se stessi – tappa imprescindibile perché si manifesti l’amore sano con l’altro – e richiede la consapevolezza che l’amore di coppia altro non è che una via, una delle vie, per l’evoluzione dell’anima”.

Così tra una citazione da Grey’s Anatomy e una da Pirandello, una del mistico indiano Osho Rajneesh e una di Stefano Benni, Poli distende la coperta dell’analisi, mostrando l’empatia per il bene della coppia (letteralmente “tifando” perché si rimanga uniti), anche se in molti casi, reali, raccontati e descritti nel libro, proprio la maggiore consapevolezza di sé ha portato uno dei due elementi dalla coppia a decidere per un sereno addio tra coniugi. Si inizia dalla descrizione di tre stati della coppia “che corrispondono a tre diversi cervelli del nostro cervello – rettiliano, limbico e corticale prefrontale”: la coppia nel bisogno (“orientata alla sopravvivenza e che vede gli altri come oggetti e mezzi per ottenere la propria soddisfazione”), la coppia nel desiderio (dove il passato dei due “domina il presente”, “è lo specchio delle zavorre emotive che ancora non abbiamo lasciato andare”), la coppia nell’unione (dove “accettiamo realmente chi abbiamo di fronte, così com’è”).

Ecco il nucleo fondante dell’affascinante metodo Poli: quell’unire spiritualità e psicologia energetica, ma soprattutto approfondimento del problema pratico con dati delle neuroscienze. Ed è qui che si leggono i dettagli oggettivi più interessanti per carpire quei piccoli misteri che possono già di per sé, nel loro decrittarsi, aiutare a rimodellare i presupposti di coppia: la donna ha più neuroni rispetto all’uomo nei centri cerebrali del linguaggio e dell’ascolto; nell’uomo il centro preposto all’impulso sessuale è due volte e mezzo più grande della donna; l’amigdala, il centro cerebrale di paura, rabbia e aggressività ha dimensioni maggiori nell’uomo, mentre nella donna è più sviluppata la corteccia prefrontale che queste emozioni tende a controllarle. Ma c’è anche la spiegazione della cosiddetta nothing box: tra le “scatole” che ha nel cervello “è quella preferita dall’uomo, quella dove andrebbe sempre. E’ la ragione per cui un uomo può fare per ore cose simili a un EEG piatto come pescare, guardare in tv il Grand Prix o fare zapping. E se la donna chiede ‘cosa stai facendo?’ la risposta è ‘Niente’. Che è la verità”.

Altro aspetto su cui si sofferma la dottoressa Poli è questa sorta di capacità di saper litigare. “Rabbia sì, disprezzo no”, spiega l’autrice convincendoci che l’amore non è più quello stoico, inteso come sofferenza dalle nostre nonne, quello del silenzio femminile, capo chinato, di fronte ai capricci del maschio. Si chiamano “ponti”, e servono a mostrare il lato positivo della coppia anche di fronte al momentaneo naufragio: “accade che durante una lite uno dei due partner, alternativamente, sa porre una fermata tempestiva al dilagare della tensione e getta un ponte all’altro riferendosi a esperienze già vissute, liti già superate, cose che fanno sorridere e rilassare l’altro”. A turno i due partner diventano garanti della memoria emotiva della coppia. E nel tempo ci guadagnano soltanto in solidità. Quindi meglio saper “litigare bene”, non farsi sopraffare da pensieri e sentimenti negativi, saper comunicare.

Secondo il medico John Gottman – colui che ha inventato uno studio infallibile nel catalogare le microespressioni nei visi delle coppie che partecipano alle sedute – devono esistere cinque ore magiche: “10 minuti per salutarsi al mattino, 1ora e 40 per chiacchierare a fine giornata, 35 minuti di coccole, 2 ore tutte per voi ogni settimana. Questo il tempo minimo richiesto alla manutenzione della coppia”. Così il capitolo finale sulla “coppia felice”, quello composto da “i sette principi dell’amore”, non un elenco di regole ma un’ispirazione per l’anima (“non sono trucchi, suggerimenti, indicazioni, sono piuttosto soffi, parole sussurrate per evocare uno stato d’animo, meglio ancora una dinamica”) risulterà un surplus: il rispetto, la pazienza, l’ardore, la complicità, l’intimità, il presente e il mistero. Con un consiglio estremamente pratico: “Smettetela di guardare il telefonino dell’altro, controllare Facebook e Twitter o cosa peggiore, perniciosissima, controllare l’ultima volta in cui si è connesso a WhatsApp”. Il mistero non va più temuto, ma coltivato: “noi siamo figli del mistero, e al mistero facciamo ritorno. Restate nell’oscurità, non accendete le candele. Conoscetevi nell’invisibile prima che nel visibile”. Parola della dottoressa Poli che giura di aver sentito di scrivere questo libro “solo quando ho sperimentato su di me e in me tutto quello che avete letto”. Certo, chi si vuole lasciare si lascerà; ma dopo aver letto Anatomia della coppia viene solo voglia di stare insieme.