Dopo due contestazioni in aula in appena 24 ore, per Angelo Panebianco si fa sempre più probabile l’ipotesi di una scorta. Giovedì 26 febbraio si terrà infatti in Prefettura a Bologna una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza a cui parteciperà anche il rettore Francesco Ubertini. Per il politologo si profila la possibilità di una tutela dentro e fuori dall’Ateneo. A confermarlo indirettamente è stato lo stesso ministro degli interni Angelino Alfano: “A Panebianco manifesto solidarietà e vicinanza. Tutti i servizi di sicurezza che lo possono riguardare sono stati attivati”. Secondo il numero uno del Viminale “il radicalismo e lo squadrismo in alcuni ambienti della opinione pubblica sono veramente preoccupanti. Può essere un germe pericoloso di cui dobbiamo tenere giusto conto”.
Ancora non è chiaro come effettivamente sarà organizzata la protezione per il docente dell’Università di Bologna, che il 22 e il 23 febbraio era stato interrotto durante due diverse lezioni da alcuni attivisti di due diversi collettivi studenteschi di estrema sinistra: prima il Cua, Collettivo autonomo universitario, poi l’Assemblea di Scienze politiche, sigla a sua volta vicina al collettivo Hobo. L’accusa dei contestatori a Panebianco è sostanzialmente quella di essere a favore dell’intervento militare in Libia, viste alcune sue posizioni espresse su un articolo del 14 febbraio comparso sul Corriere della Sera. Proprio sulle pagine del quotidiano di via Solferino ora si parla per Panebianco di una forma di vigilanza dinamica, una misura che consentirà di monitorare l’abitazione e gli spostamenti.
Intanto il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini ha fatto sapere che i pm già indagano per interruzione di pubblico servizio. I poliziotti della Digos hanno identificato i partecipanti ai due blitz contro l’insegnante, una quindicina in tutto, ma bisognerà capire esattamente chi ha fatto che cosa per attribuire responsabilità precise. Della prima contestazione esiste non solo una galleria di foto, ma persino un video, del secondo per ora solo un video in cui si sente un battibecco, ma non si vede la dinamica della contestazione.
Nonostante la vicinanza tra le due azioni, tra i collettivi Cua e Hobo (che nel 2014 fece un’altra azione contro l’ufficio del professore) non correrebbe buon sangue: 13 attivisti degli uni e degli altri furono protagonisti di una grande rissa in un cortile universitario all’inizio del 2015. Inoltre, alcuni attivisti di Hobo nel novembre 2014 furono al centro di un’altra vicenda che finì su tutti i giornali: durante un giro elettorale di Matteo Salvini fuori da un campo nomadi a Bologna, alcuni antagonisti bloccarono, parandosi davanti, l’automobile del segretario della Lega nord, intimandogli di lasciare la città. Furono poi travolti dall’auto stessa che aveva accelerato per sfondare il blocco.
Ora il rettore dell’Università Ubertini ha promesso sanzioni disciplinari per i contestatori che dovessero risultare iscritti all’Alma Mater. I docenti dell’Ateneo hanno invece lanciato una petizione online che chiunque può sottoscrivere per esprimere la propria solidarietà. Nel mare di voci di solidariettà a Panebianco e di condanna per le contestazioni c’è però anche una “voce contro”. E’ quella di Franco “Bifo” Berardi, storico leader bolognese della contestazione del 1977. In un post su Facebook, Bifo ironizza sui politici e i commentatori che vedono solo il dito e non la luna: “Panebianco ha diritto di dire quello che pensa, e lo dice con assoluta chiarezza: la crisi europea non si risolverà, perché l’Unione ha fallito. La sola maniera di rifondare il processo europeo è qualche milione di morti”. Il lungo post prosegue: “Dobbiamo stupirci – dice Berardi – se si è messo a strillare qualcuno degli studenti che stanno pagando con la precarietà e la miseria le scelte dell’Europa finanziaria, e che domani pagheranno con la vita le scelte dell’Europa militare? Mi preoccupano molto di più tutti quegli altri studenti, cui la disperazione ha tolto perfino la voce e la dignità di ribellarsi”.