A fine gennaio, dopo l’ordinanza di interdizione della durata di 6 mesi a carico di una maestra di una scuola d’infanzia di Tufino (Napoli), il procuratore di Nola Paolo Mancuso si è chiesto quali fossero le ragioni che avessero spinto i genitori a mantenere un così lungo silenzio su quanto avveniva in quella classe, facendo prevalere “un malinteso senso di omertà, o di timore, o di quieto vivere, o di indifferenza verso i gravi traumi provocati da tali condotte nei propri figli”. E poi altri dubbi. Su come “tali comportamenti non abbiano mai potuto suscitare un allarme su quanti avrebbero dovuto sorvegliare”. A ilfattoquotidiano.it Mancuso parla delle difficoltà a denunciare: “Accade anche che le mamme piuttosto che andare da carabinieri e magistrati, parlino con le responsabili delle strutture e su quattro casi affrontati dalla nostra procura solo una volta la direttrice ci ha avvisato”. Eppure si tratta di comportamenti che durano negli anni. “È abbastanza strano che mai ci sia stata una segnalazione” dice Mancuso. L’Osservatorio sui diritti dei minori ne riceve invece a cadenza quotidiana, tanto che è difficile fare una statistica. Secondo il presidente Antonio Marziale “si può parlare di emergenza”. Ma allora chi denuncia? “I genitori – dice Marziale a ilfattoquotidiano.it – perché i colleghi o il personale tendono a preservare il buon nome della scuola. Non sempre però alle segnalazioni fanno seguito gli esposti all’autorità giudiziaria”. La ragione? “Hanno paura che i propri figli vengano presi di mira”. Il rischio, però, è una sfiducia generalizzata verso la classe docente. “Non è così – spiega Marziale – perché la maggior parte degli insegnanti svolge il proprio lavoro in modo ineccepibile. Eppure non è possibile che nessuno senta i pianti o le urla di un bambino picchiato”.
OMERTÀ E CORAGGIO
Proprio nel recente caso del ‘Nido del Cep’ di Pisa, oltre alla maestra arrestata perché accusata di maltrattamenti, sono state sospese anche altre due colleghe della stessa sezione. Le immagini registrate dai carabinieri mostrano la loro presenza durante le presunte vessazioni. Eppure, proprio in questo caso, sono state tre educatrici di un’altra sezione a informare il Comune a gennaio, mentre l’indagine era già partita dall’esposto presentato a novembre in procura da un’ausiliaria. A maggio del 2013, sulle violenze in un asilo alla periferia di Roma la segnalazione alle forze dell’ordine era arrivata da persone interne alla scuola, oltre che da alcuni genitori. E partì proprio dalla denuncia di quattro stagiste l’inchiesta che ha portato il 25 gennaio scorso alle condanne per le quattro maestre dell’asilo nido ‘Il Gatto Parlante’ di Agliana (Pistoia), chiuso nel 2011. I casi sono rari, ma qualcuno che rompe l’omertà dall’interno c’è.