L’outsider numero uno per la categoria è sicuramente Tom McCarthy, metteur en scene proprio alla Pakula di uno dei più grandi scandali pedofili nella chiesa cattolica scoperto da un gruppo di giornalisti del Boston Globe. La sua regia predilige uno scavo approfondito su sequenze di dialogo che non richiedono troppi movimenti di macchina, una interpunzione di montaggio molto attenta a racchiudere interi blocchi di senso del narrato, un lavoro sugli attori che fanno montare lentamente caratteri e psicologie. Politico è l’approccio tematico all’opera, ma non di certo l’approccio formale dietro la macchina da presa. McCarthy, tra l’altro, è alla sua quinta regia dopo film eminentemente minimal come The Cobbler, Mosse vincenti o The station agent.
>