Questa volta a parlare di “audio” nel caso Regeni è il ministro degli Affari esteri italiano. Dopo il giallo sulle telefonate intercettate del ricercatore italiano rilanciato dai media egiziani il 10 febbraio, la presunta esistenza di registrazioni è tornata a galla durante il question time alla Camera dei deputati, nelle parole del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni: “Gli investigatori italiani non possono essere soltanto informati: devono avere accesso ai documenti sonori e filmati, ai reperti medici, agli atti del processo in possesso della procura di Giza, e proprio oggi il governo trasmetterà richieste specifiche e dettagliate su questo attraverso gli opportuni canali diplomatici”.
Quell’espressione “documenti sonori” è fin troppo chiara, e non potrebbe riferirsi ai filmati delle telecamere di videosorveglianza che sono normalmente prive di traccia sonora. Non solo. All’interno della rogatoria trasmessa già diversi giorni fa dalla Procura di Roma alle autorità egiziane non vi è alcun cenno all’esistenza di audio. Dunque, le informazioni in possesso della Farnesina sugli elementi di indagine potrebbero essere diverse da quelle giunte ufficialmente ai magistrati romani.
La conferma dell’esistenza di intercettazioni telefoniche a carico di Giulio Regeni cambierebbe radicalmente il quadro, rendendo la posizione dei servizi di sicurezza egiziani molto più compromessa. Tracciando, inoltre, la filiera di comando della struttura che avrebbe svolto indagini sul ricercatore, probabilmente la stessa responsabile del rapimento del 25 gennaio scorso. Proprio mentre al Cairo si fa sempre più evidente il tentativo di chiudere il rapimento e l’omicidio di Regeni con presunte motivazioni di carattere “personale”.
Rispetto alle dichiarazioni del ministro Gentiloni la Farnesina, interpellata da IlFattoQuotidiano.it per ricevere ulteriori informazioni sulla natura di questi “documenti sonori” di cui le autorità egiziane sarebbero in possesso, ha risposto di non voler aggiungere nulla alle parole del ministro.
“Inquietante” l’accenno del ministro Gentiloni sulla “documentazione sonora”, secondo il senatore del Pd Paolo Corsini, vicepresidente della Commissione Esteri del Senato: “Non siamo informati su possibili registrazioni telefoniche a carico di Giulio Regeni – ha dichiarato Corsini al IlFattoQuotidiano.it – ma direi che la dichiarazione del ministro Gentiloni sui “documenti sonori” che dovrebbero essere consegnati agli investigatori italiani rende ancora più inquietante il caso. Mi pare che questo confermi l’ipotesi, che a questo punto è qualcosa di più di un’ipotesi, che Regeni fosse sottoposto a controllo e fosse nel mirino delle autorità egiziane”.