Il presidente dell'istituto ha attaccato le modalità scelte per la spending review: c'è un "circolo vizioso, la politica punta alla riduzione dei costi invece che alla valorizzazione dell’impiego pubblico". Con il blocco del turnover, per esempio, l'Inps perde "oltre 100 persone al mese". La fusione con Inpdap e Enpals poi è "solo sulla carta" ed è sfociata nella creazione di 48 nuove poltrone
Il presidente dell’Inps Tito Boeri torna all’attacco del governo, stavolta mettendo nel mirino le modalità scelte per la spending review: tagli lineari fatti apposta per rivendicarli davanti all’opinione pubblica, senza curarsi delle conseguenze sui servizi ai cittadini. C’è un “circolo vizioso che vede la classe politica puntare di più alla riduzione dei costi con tagli lineari, quelli più visibili, che sulla valorizzazione dell’impiego pubblico”, ha detto l’economista parlando in una audizione alla Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali. I tagli “vengono concepiti e attuati come tagli lineari perché siano maggiormente visibili all’opinione pubblica e perché l’esecutivo può appropriarsene direttamente”, dicendo “siamo noi nella legge che abbiamo determinato questi tagli e non le singole amministrazioni che responsabilmente hanno individuato dei potenziali sprechi. Questo circolo vizioso è evidente”.
E altrettanto evidenti sono le conseguenze, ha lamentato il numero uno dell’istituto previdenziale: per esempio “il blocco del turnover nella pubblica amministrazione dura ormai da 15 anni e riduce la qualità dei servizi, l’impoverisce“. Per esempio “negli ultimi tre anni” a causa del blocco del turnover l’Inps ha perso “oltre 100 persone al mese“, rinunciando a “competenze molto importanti”, con il risultato che “il personale è diminuito del 10%“. “Per questo”, ha aggiunto Boeri, “chiediamo misure urgenti”, “lo abbiamo chiesto anche durante l’esame della legge di Stabilità, c’è bisogno di investire in questa macchina”. Invece il circolo vizioso di cui sopra “rafforza l’idea del carrozzone che pesa sui contribuenti, di un’amministrazione inefficiente e molto costosa, con tasse svedesi e servizi pubblici italiani”, nonostante, ha rivendicato, l’Inps in questi anni abbia “contribuito al recupero di un punto di Pil grazie ai risparmi e ad una rigorosa politica contro l’evasione“.
Al contrario non è stata gestita in modo adeguato la fusione con Inpdap ed Enpals, gli ex istituti previdenziali, rispettivamente, dei dipendenti statali e dei lavoratori dello spettacolo, incorporati nel 2011 nell’Inps che ha dovuto quindi farsi carico dei loro buchi di bilancio: “Non credo che tutti i problemi siano nati dalla fusione con Inpdap ed Enpals. Tuttavia, non posso non dire che quando mi son trovato a dover gestire questa macchina mi son reso conto che quella fusione era stata fatta solo sulla carta. Una fusione a freddo, in cui le posizioni dirigenziali centrali all’Inps sono state ottenute sommando le posizioni dirigenziali. Ne sono state create 48“. Ora serve una nuova governance, ha detto: “Chiedo di ridurre il potere di cui oggi dispongo. Abbiamo bisogno di un consiglio di amministrazione”.
Boeri è comunque tornato a rassicurare sul fatto che la maxi perdita dell’istituto, il cui patrimonio il prossimo anno secondo il Consiglio di indirizzo e vigilanza andrà sottozero, non inciderà sulle pensioni: le prestazioni erogate, ha ricordato, “sono a fronte di leggi dello Stato, che stabiliscono dei diritti soggettivi“. Di conseguenza “non c’è da temere” sui pagamenti. “Anche se l’Inps fallisse, e non sta avvenendo – ha spiegato – i cittadini continueranno ad avere le loro prestazioni e le loro pensioni”.