Venerdì 26 febbraio in Iran si voterá il Parlamento e l’Assemblea degli esperti. Tra lotte interne e boicottaggi l’ala ultraconservatore non ha perso peró l’occasione di ribadire la propria supremazia all’interno del paese. É infatti di pochi giorni la notizia data da un portavoce del governo iraniano relativa ad alcune agenzie di stampa locali che hanno raccolto circa 600mila dollari (420mila euro) per portare avanti la fatwa emessa da Ruhollah Khomeini sulla vita dello scrittore di origine indiana Salman Rushdie autore dei Versetti satanici.
La Fars News Agency ad esempio strettamente legata al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) è uno dei più grossi contribuenti e ha devoluto un miliardo di rials, circa 30.000 dollari. Anche Cyberban ha donato un miliardo di rials, mentre Tehran Press News ne ha stanziati 300 milioni, circa 10.000 dollari, e sia l’Organizzazione Saraj Cyberspace che la Sede per la difesa della Virtù hanno dato ciascuno 500 milioni di rial per l’eventuale omicidio. Come interpretare l’iniziativa? Il fatto che ci siano le elezioni proprio in questi giorni fa pensare. Potrebbe trattarsi di un chiaro avviso rivolto sia alla popolazione iraniana cosí come alla comunitá internazionale concepito per ridimensionare le varie aperture all’Occidente volute dall’attuale presidente Hassan Rohani. Le leggi interne al Paese per ora non cambieranno.
Il mese di febbraio racchiude diversi significati per l’Iran. In questo mese ricorre l’anniversario della Rivoluzione Islamica del 1979. Si ricorda peró sempre in questo mese esattamente anche la data del 14 febbraio del 1989 l’annuncio dato dal Leader Supremo l’Ayatollah Khomeini quando alla radio proclamó la condanna a morte dello scrittore, reo di blasfemia poiché aveva insultato la religione islamica e il suo profeta. “Informo tutti i buoni musulmani del mondo che l’autore dei ‘Versi satanici’, un testo scritto e pubblicato contro il profeta dell’Islam e contro il Corano, insieme a tutti gli editori e coloro che hanno partecipato con consapevolezza alla sua pubblicazione, sono condannati a morte – scandì Khomeini, invitando i musulmani alla vendetta – chiedo a tutti i coraggiosi musulmani, ovunque si trovino, di ucciderlo immediatamente, cosicché nessuno osi mai più insultare la sacra fede dei musulmani. Chiunque sarà ucciso per questa causa sarà un martire per il volere di Allah.”
A 27 anni di distanza la fatwa é ancora in vigore ed é teoricamente vincolante per tutti i musulmani. Oggi Salman Rushdie vive ancora sotto scorta anche se ha piú volte affermato di non sentire piú così forte la minaccia di morte nei suoi confronti. Purtroppo altri personaggi che furono coinvolti nelle traduzioni del suo libro sono stati meno fortunati di lui. Due anni dopo la fatwa, l’11 luglio 1991, Hitoshi Igarashi, che aveva lavorato alla traduzione del libro in giapponese, venne ucciso nel suo ufficio all’università di Tokyo. Una settimana prima, a Milano, il traduttore italiano Ettore Capriolo era stato accoltellato e picchiato da uno sconosciuto assalitore. Due anni dopo, l’11 ottobre 1993 l’editore norvegese del libro, William Nygaard, venne ferito con tre colpi di pistola fuori dalla sua casa ad Oslo. Gli episodi benchè non si siano mai trovati i responsabili sono universalmente considerati collegati con la fatwa che riguarda il libro.
A distanza di anni anche noi ancora ci chiediamo cosa vi sia nel libro di tanto peccaminoso. Il romanzo è diviso in nove capitoli, e vi è una rivisitazione romanzata in chiave onirica dell’episodio dell’ispirazione diabolica di Maometto contenuto nel Corano. La storia narra di due attori indiani di origine musulmana. Uno ha un grande successo a Bollywood, mentre l’altro ha rinunciato alle sue radici e lavora come doppiatore nel Regno Unito. All’inizio del romanzo i due protagonisti sopravvivono in modo soprannaturale a un attentato che distrugge l’aereo su cui stanno viaggiando. Mentre all’inizio i ruoli di bene e male sembrano chiari, con l’avanzare del racconto la trasformazione angelica si rivela una sorta di schizofrenia, mentre l’altro personaggio, il demone, sembra riuscire a redimersi.
La parte più controversa del libro è concentrata in 70 pagine ed è la descrizione di un lungo sogno di uno dei protagonisti. In questa scena onirica, Rushdie rielabora un episodio della tradizione islamica – l’episodio dei versi satanici, appunto aggiungendo dettagli al racconto tradizionale. Quando Maometto rinsavisce, diversi personaggi del sogno (un suo ex seguace, un poeta ubriacone, alcune prostitute) si riuniscono in un bordello e, tra di loro, criticano il profeta, accusandolo di essere uno di loro, un uomo dissoluto, un ubriacone ed un imbroglione. Per aggiungere ancora più diprezzo nei confronti dell’Islam alcune prostitute assumono nel libro i nomi delle moglie del profeta.
Questa deve essere stata la parte che ha generato l’ira di Khomeini che ha considerato ‘blasfemo’ l’autore. La fatwa nei confronti di Rusdhie non potrà mai perdere il suo potere, anche se nel 1998, l’ex presidente iraniano Mohammad Khatami aveva dichiarato il suo termine, ma di fatto non è mai stata ufficialmente revocata. Il reato di blasfemia in Iran ancora oggi viene considerato un reato gravissimo. Il Profeta venerato dell’Islam deve essere sempre difeso e protetto dai veri musulmani, spesso anche a costo della morte. Poco importa che si tratti della propria o quella degli altri.
di Tiziana Ciavardini