I costi sforbiciati da tante spese che comunque ci saranno. E i benefici un po’ gonfiati, oltre il reale impatto delle Olimpiadi. Al netto della “vision” del presidente del comitato promotore, Luca Cordero di Montezemolo, della retorica sulla “grande festa dello sport” e sull’ “occasione unica per il nostro Paese”, i conti di Roma 2024 continuano a non tornare. Dopo il modello low-cost “col trucco”, adesso tocca alle ricadute economiche della manifestazione. Meno strabilianti di quanto promesso: perché i posti di lavoro creati dai Giochi in quanto tali saranno solo 48mila, secondo la valutazione degli esperti. Per arrivare alla cifra record di 177mila, bisogna considerare anche gli investimenti sulle infrastrutture che Roma dovrebbe sostenere nei prossimi anni, con o senza Olimpiadi. Ma così il conto sale a nove miliardi di euro, e non solo cinque.
La presentazione del progetto Roma 2024 agli imprenditori di Unindustria Roma di Maurizio Stirpe, anche presidente del Frosinone calcio, è l’occasione per scendere un po’ più nel dettaglio dei risultati della “Valutazione economica dei Giochi olimpici e paralimpici di Roma 2024”, studio curato dai professori Pasquale Lucio Scandizzo e Beniamino Quinteri di OpenEconomics e del Ceis dell’Università di Tor Vergata. “Un lavoro difficile che dovrà essere aggiornato nel tempo, perché le variabili sono tante”, spiegano i due autori, che aggiungono di “essere stati molto prudenti, forse addirittura pessimisti, nella valutazione dei costi e dei benefici”. Sarà per questo, forse, che ad un’analisi accurata i numeri della manifestazione non sono proprio quelli che Montezemolo e il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, avevano lanciato nella grande kermesse di presentazione di Roma 2024 del 17 febbraio. In particolare per l’impatto occupazionale: i 177mila nuovi posti di lavoro promessi dal comitato organizzatore, infatti, sono al lordo degli investimenti e della crescita prevista comunque nei prossimi anni (in una Regione, il Lazio, già in segno positivo). Il netto attribuibile ai Giochi è molto più esiguo: appena 48mila posti in tutto il periodo di cantiere dal 2017 al 2024. E nel periodo di regime, l’anno olimpico, solo 9mila posti a tempo indeterminato per quel che riguarda i nuovi impianti sportivi che verranno costruiti, al prezzo di 2,1 miliardi di euro.
L’Olimpiade in quanto tale, insomma, avrà un impatto più modesto sul Paese. O forse sarebbe meglio dire su Roma e sul Lazio, visto che la stragrande maggioranza delle ricadute saranno a livello locale. Sia per i posti di lavoro, sia soprattutto che per l’aumento del Pil: un +0,4% annuo che riguarda il prodotto interno lordo della Regione e non dell’Italia. Non una differenza da poco, visto che passiamo da 185 a circa 1.600 miliardi di euro. Eppure nel dossier ufficiale inviato al Cio non c’è alcuna specifica del riferimento dei dati. E lo stesso Montezemolo alimenta l’equivoco, paragonando il +0,4% (locale) garantito dai Giochi al +0,7% fatto segnare dal Pil italiano nel 2015.
Di positivo c’è soprattutto il valore della rassegna, stimato dagli studiosi in 2.800 miliardi di euro. E un business complessivo quantificabile in 3,9 miliardi di euro, tra incremento del reddito delle famiglie (+2,9 miliardi), maggiori entrate fiscali (+867 milioni) e soldi che la manifestazione farà girare. Resta da capire chi sarà a giovarsene. Di certo, gli imprenditori ed in particolare i costruttori, solo per i quali è previsto un beneficio da quasi un miliardo di euro. Perché nonostante i costi siano stati depennati dal dossier, Montezemolo ribadisce che “l’Olimpiade sarà una grande occasione per rimodernare le infrastrutture e ripensare il profilo urbanistico di tutta la città”. Infatti il rapporto di valutazione, per calcolare i benefici economici derivanti dai Giochi, considera anche le spese di “opere già progettate e finanziate (come la chiusura dell’anello ferroviario, o il prolungamento della metro) riconducibili ai Giochi per 2,8 miliardi, più un altro miliardo di opere extra”. Quasi quattro miliardi decisivi per arrivare al totale di 177mila posti di lavoro. Ma che sommati ai 5,3 miliardi di budget fanno un totale di circa nove miliardi di euro. Così il modello low-cost è un po’ meno low-cost.