Il 28 gennaio scorso il tribunale amministrativo ha perso una causa contro i proprietari dell’immobile che ospita la sua aula e gli uffici di magistrati e personale: voleva tagliare unilateralmente del 15% l'affitto pagato, come previsto da una legge di Monti. Il presidente Domenico Giordano: "Le attività rischiano un rallentamento"
Un tribunale sfratta l’altro. Succede a Torino dove il 28 gennaio scorso il Tar ha perso una causa contro i proprietari dell’immobile che ospita la sua aula e gli uffici di magistrati e personale, spazi che devono essere liberati entro il prossimo 30 aprile. In questo modo, ha denunciato il presidente Domenico Giordano, le attività della giustizia amministrativa rischiano un rallentamento. La notizia è stata data giovedì nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Nel 2014 i vertici del Tar del Piemonte avevano chiesto ai proprietari dell’immobile di pagare un affitto ridotto del 15 per cento a partire dal luglio di quell’anno, così come imposto nel 2012 da una legge del governo Monti sulla riduzione della spesa pubblica. I proprietari, però, non erano favorevoli alla riduzione e quindi hanno rescisso il contratto di locazione. La vicenda è così finita davanti giudici della sezione civile del tribunale di Torino che il 28 gennaio scorso ha dato ragione ai privati e ha ordinato il rilascio dell’immobile entro il 30 aprile.
“Il termine brevissimo concesso per la riconsegna dei locali compromette la continuità dell’esercizio delle funzioni istituzionali di questo tribunale”, ha denunciato il presidente Giordano. Non è rimasto con le mani in mano: il Tar ha fatto appello e ha chiesto la sospensione dell’efficacia della sentenza prima di entrare nel merito della questione. E se dovesse andare ancora male? “Per la prosecuzione dell’attività giurisdizionale possiamo soltanto confidare nell’esercizio del potere autoritativo di requisizione temporanea dell’immobile da parte degli organi competenti, fermo restando l’impegno indifferibile a reperire altra idonea sistemazione per i nostri uffici”, ha spiegato.
Da anni il Tribunale amministrativo del Piemonte, l’Avvocatura di Stato (che sta nello stesso palazzo) e la sezione regionale Corte dei conti stanno cercando una soluzione capace di garantire spazi adeguati e risparmi alla pubblica amministrazione, ma ogni progetto e ogni ricerca sono finora falliti. Nel 2013 l’allora presidente della sezione regionale della Corte dei conti, Salvatore Sfrecola, aveva scritto una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti e al sindaco Piero Fassino chiedendo di poter adeguare e utilizzare un’ex caserma, la “Ettore de Sonnaz”, come nuova cittadella giudiziaria capace di accogliere giudici amministrativi, contabili, avvocati dello Stato e personale. Un progetto ambizioso che avrebbe portato dei bei risparmi all’erario. Grazie alla disponibilità dell’amministrazione comunale il progetto stava procedendo bene, ma nel dicembre 2014 “la presidenza del Consiglio dei Ministri aveva richiesto la vendita in blocco alla Cassa Depositi e Prestiti delle cinque caserme di Torino ancora di pertinenza del ministero della Difesa (ivi compresa la Caserma De Sonnaz) per un finanziamento a favore del bilancio dello Stato, onde migliorare i conti economici da presentare alla Unione Europa”, aveva spiegato lo scorso anno l’allora presidente Lanfranco Balucani. E così nel 2015 la caserma è passata alla Cdp in vista di una dismissione.
La ricerca di una soluzione è proseguita. In autunno “si è dato avvio, con la proficua collaborazione dell’Agenzia del demanio, ad un’indagine esplorativa preliminare per il reperimento di un immobile privato” da affittare, ha continuato il presidente Giordano. Servirebbe un immobile da 2mila metri quadri con uno spazio di quasi cento metri quadri in cui ricavare l’aula per le udienze e molti altri piccoli uffici. Finora sono giunte le proposte per due possibili sedi, ma “sono state giudicate insoddisfacenti”. E intanto il 30 aprile si avvicina.
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