Angelino Alfano è indagato per abuso d’ufficio per il trasferimento di un prefetto che dava fastidio a Vladimiro, detto Mirello, Crisafulli, ex parlamentare Pci, Pds, Ds nonché ras del Pd di Enna, escluso dalle liste alle ultime elezioni nazionali poi sconfitto (senza simbolo Pd) alle comunali e ora tutto dedito alla sua creatura: l’università Kore. Anche lui è indagato con il viceministro dell’Interno Pd Filippo Bubbico, il suo segretario particolare Ugo Malagnino e con il presidente dell’università Kore di Enna, Cataldo Salerno. Il reato contestato ad Alfano è imbarazzante per Renzi. L’abuso d’ufficio si sarebbe realizzato in un Consiglio dei ministri da lui presieduto il 23 dicembre. Quel giorno è stato varato il trasferimento del prefetto Fernando Guida, che aveva osato commissariare l’Università cara a Mirello. Il 18 dicembre il prefetto avvia le pratiche per il commissariamento dell’università Kore che poteva essere deliberato allo scadere di un mese per dare modo di presentare le eccezioni difensive.

Appena cinque giorni dopo, il 23 dicembre, a sorpresa, prima dei due anni dall’insediamento che di solito si attendono, il nemico di Crisafulli viene spostato dal Cdm. Quel giorno sono stati approvati altri trasferimenti di prefetti ma quello di Guida era imprevisto tanto che il suo posto resta vacante per mesi.

Le indagini sono state avviate dal procuratore capo di Enna Calogero Ferrotti che, prima di lasciare Enna, un po’ come il prefetto, ha battuto un forte colpo spedendo il fascicolo alla Procura di Roma. È stato quindi il procuratore capo Giuseppe Pignatone, letta la lettera del pm di Enna e l’informativa della Guardia di Finanza, a iscrivere Alfano e soci. Prima di trasmettere al Tribunale dei Ministri. Al Fatto risulta che la pista investigativa che porta ad Alfano passa da Giuseppe Firrarello, detto Pino, ex senatore del Pd, ex sindaco di Bronte, grande collettore di voti nonché suocero del sottosegretario del Ncd Giuseppe Castiglione.

Al Fatto risulta che, alla vigilia del consiglio dei ministri del 23 dicembre, Crisafulli chiede a Firrarello un incontro urgente, secondo l’ipotesi degli investigatori mirato proprio a contattare Alfano prima delle feste al fine di spostare il prefetto Guida.

Gli investigatori, mediante i tabulati telefonici, hanno ricostruito la compresenza di Firrarello e Crisafulli in un punto del centro di Catania e ritengono che l’incontro ci sia stato. Il 26 dicembre, tre giorni dopo il consiglio dei ministri, c’è anche una telefonata di auguri tra Firrarello e Crisafulli.

Nel fascicolo che ora sarà esaminato dal Collegio dei reati ministeriali, sono confluiti i tabulati telefonici di Firrarello. I pm li hanno chiesti per trovare telefonate con il ministro Alfano o con ambienti a lui vicini . Alfano potrebbe essere chiamato a rendere dichiarazioni ma come indagato può avvalersi della facoltà di non rispondere o di mentire. Firrarello invece non risulta sia indagato e dovrebbe essere un po’ più loquace di quanto lo è stato ieri con Il Fatto: “Non è vero niente. Andate al diavolo”.

La seconda strada adottata da Crisafulli per fare fuori il prefetto farebbe perno – secondo gli investigatori – su Ugo Malagnino, ex parlamentare e segretario particolare del viceministro dell’Interno Bubbico, Pd. Malagnino viene messo in pista a metà dicembre da Crisafulli per perorare la causa dell’università Kore.

In alcune telefonate a Malagnino viene anche ventilata la possibilità di diventare consigliere di amministrazione della Fondazione Kore. Poi gli investigatori assistono ai preparativi per un incontro a Roma tra il presidente dell’università (e fino a novembre anche della Fondazione Kore) Cataldo Salerno e lo stesso Bubbico. Il Fatto ha chiesto a Bubbico via sms se l’incontro si è realizzato ma ieri fino alla chiusura del giornale il viceministro non ha sentito l’esigenza di rispondere. Né al messaggio sms né a voce alle chiamate sul cellulare.

Comunque Crisafulli, come con Firrarello, si sente dopo lo spostamento del prefetto Guida anche con Malagnino. Il fascicolo è stato inviato al collegio dei reati ministeriali che si occupa dei reati contestati ai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Alfano si è difeso così: “È un caso nato morto, superato e smentito dai fatti”. Secondo Alfano la sua difesa migliore è proprio il commissariamento: “Da oltre 20 giorni è stata commissariata – spiega il ministro – la Fondazione Università di Enna”.

Qualcuno potrebbe obiettare però che il fascicolo è arrivato a Roma prima del commissariamento, avvenuto il primo febbraio per mano della Prefettura di Enna, proprio il giorno in cui il ministro dell’Interno Alfano ha ricevuto l’avviso di garanzia firmato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal sostituto Roberto Felici.

Nell’atto si legge che gli atti sono trasmessi nello stesso giorno, primo febbraio, al collegio dei reati ministeriali e che il ministro e gli altri indagati sono “sottoposti a indagini per il reato di cui all’articolo 323 del codice penale, commesso in Roma il 23 dicembre 2015”.

Il prefetto Guida aveva avviato già il 28 ottobre gli accertamenti per poi accelerare verso il commissariamento dell’Università Kore il 18 dicembre. Dopo il suo trasferimento la sede è rimasta vacante e solo il primo febbraio (giorno dell’avviso di garanzia ad Alfano) la prefettura di Enna, con un decreto, ha sciolto gli organi amministrativi dell’ateneo e ha nominato tre commissari: il prefetto Francesca Adelaide Garufi e i professori Carlo Colapietro e Angelo Paletta.

di Marco Lillo e Giuseppe Lo Bianco

 da Il Fatto Quotidiano del 26 febbraio 2016

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