Quando esci sul balcone, a poche decine di metri hai davanti il Bosco Verticale. Le due torri pluripremiate con le piante che crescono lungo tutte le facciate impreziosiscono il contesto. Il parchetto ben curato e l’edificio di vetro dove ha sede Google fanno il resto. Solo che vivere in questa zona appena rinnovata del quartiere Isola di Milano può costare davvero tanto, anche se l’alloggio l’hai acquistato in edilizia convenzionata, dimostrando che il tuo reddito non supera certi limiti. La prima botta le famiglie della ‘Residenza dei giardini B1’ l’hanno avuta un anno fa, poco dopo avere firmato il rogito. “Ci è arrivato il preventivo delle spese condominiali: per alcuni di noi anche più di 8mila euro all’anno”, raccontano due ragazzi di poco sopra i trenta che si sono trasferiti qui con la famiglia e che per ragioni di riservatezza chiedono di non essere citati. “Eppure prima di andare dal notaio per l’atto avevamo chiesto più volte quanto sarebbero stati i costi da sostenere, proprio perché sapevamo che il complesso era di pregio”. E la risposta? “Ci hanno detto che le spese sarebbero state, con una stima per eccesso, attorno ai 5mila euro in media per appartamento”. Di scritto non c’era nulla, ma una volta rassicurati non si aspettavano certo il salasso che poi è arrivato.
Nella palazzina ci sono dieci appartamenti in tutto, messi in vendita a circa 3mila euro al metro quadro, un prezzo super scontato merito della convenzione tra costruttori e Comune. Palazzo Marino l’ha voluta perché accanto alle costruzioni destinate a una clientela senza problemi di portafoglio ci fosse spazio anche per gente comune, come giovani coppie con figli a carico e reddito basso. Solo che la palazzina fa parte del consorzio Porta Nuova Isola insieme agli altri edifici, Bosco Verticale compreso. E con questi condivide una serie di servizi pensati per una clientela abituata al lusso. Per esempio la vigilanza con tanto di ronda disarmata, ronda notturna armata e control room. O i servizi di ‘property & facility management’, ovvero la gestione delle gare per l’affidamento delle manutenzioni e la gestione del call center. Servizi affidati alla Coima dell’imprenditore Manfredi Catella dallo stesso Manfredi Catella, numero uno della vecchia Hines Italia, la società che ha portato a termine l’operazione immobiliare e ha venduto gli appartamenti, prima di essere acquisita quasi in toto proprio da Catella. Un doppio ruolo che indispettisce ancora di più i neo proprietari della residenza B1, visto che il ‘property & facility management’ di Coima contribuisce ai costi del consorzio per oltre 120mila euro all’anno, a cui si aggiungono le spese per tutte le attività date in affidamento.
Dopo aver ricevuto il primo salatissimo preventivo, i condòmini del B1 hanno iniziato a protestare, a chiedere di poter uscire dal consorzio o di non pagare i servizi di cui non sentono la necessità. Niente da fare, le spese consortili sono rimaste quelle comunicate subito dopo i rogiti, mentre solo un lavoro di lima sulle spese del condominio B1 ha consentito di ridurre i costi della palazzina. Così chi aveva ricevuto un preventivo da oltre 8mila euro, oggi se ne trova da pagare 7.200: 5mila di spese consortili e 2.200 di spese condominiali propriamente dette. “Il costo medio per appartamento della somma di costi consortili e condominiali (iva esclusa) dell’edificio B1 è pari ad Euro 5.800”, ha tenuto a sottolineare Coima in un’email inviata a uno dei residenti. Iva esclusa, appunto. “Aggiungendo l’Iva si superano i 7mila euro – fa notare uno degli inquilini convenzionati – molti più dei 5mila di cui ci avevano parlato prima del rogito”.
Visto che le richieste avanzate a Coima e al consorzio hanno ottenuto ben poco, i neo proprietari si sono rivolti al comune. Prima all’ex assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris, poi al suo successore Alessandro Balducci. Entrambi hanno preso un po’ di tempo per informarsi su una convenzione ereditata dall’amministrazione precedente e hanno cercato di capire che cosa si potesse fare. Ma l’ultima risposta via email di Balducci ha tolto ogni speranza: “Non abbiamo strumenti amministrativi per intervenire. Purtroppo la convenzione con il comune di Milano è limitata alla vendita e non anche alla successiva gestione dello stabile, che rientra in materia di diritto civile privato”. Sconsolati i residenti del B1: “Abbiamo partecipato a un bando di edilizia convenzionata pubblicato sul sito del comune, cosa che per tutti noi significava maggiore tutela. Abbiamo consegnato i nostri Isee e dimostrato di essere famiglie umili. È un controsenso prevedere appartamenti in edilizia convenzionata che poi hanno spese condominiali di questo livello”. Tanto che dei dieci appartamenti realizzati, quattro sono ancora vuoti: “Chi era in graduatoria per aggiudicarseli non li ha più voluti, quando si è diffusa la voce sui costi – dice uno dei residenti -. E ora Coima potrà pure venderli senza limiti di prezzo”.
La società di Catella non vuole rilasciare commenti sulla vicenda. Resta da capire se, con tali spese, i condòmini del B1 si sentano quantomeno serviti e riveriti. “Macché – si lamenta uno di loro –. Da due settimane l’acqua del rubinetto è inutilizzabile perché sa troppo di cloro. Ho chiesto se ci sono rischi per la salute, ma nessuno mi ha ancora risposto”. Per non parlare della settimana in cui l’ascensore non ha funzionato. O della porta di ingresso che qualche giorno fa rimaneva aperta, come ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare. Chiunque sarebbe potuto entrare e uscire senza problemi. Ronde armate o disarmate permettendo.
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