Il Cane a sei zampe ha dovuto svalutare di 4,4 miliardi le attività del settore oil & gas e quest'anno ridurrà le spese del 20%. Il precedente piano era stato scritto prendendo come riferimento un prezzo del petrolio a 90 dollari, ma ora le quotazioni sono poco sopra i 30
Eni ha chiuso il 2015 con una perdita netta di 8,82 miliardi di euro a causa delle “svalutazioni indotte dallo scenario petrolifero“. Di conseguenza per quest’anno, si legge nel preconsuntivo del Cane a sei zampe, il management ha pianificato iniziative “di riconfigurazione e riprogrammazione dei progetti d’investimento, selezione dei temi esplorativi e rinegoziazione dei contratti per la fornitura di beni d’investimento”, riducendo di conseguenza le spese del 20%. “Allo scenario di 50 dollari barile gli investimenti tecnici saranno finanziati al 100% con il flusso di cassa operativo”, continua il documento. Ma attualmente le quotazioni del greggio sono molto sotto quella cifra, intorno ai 30 euro. Nonostante questo il prezzo di riferimento del Brent di lungo termine è stato ridotto solo a 65 dollari dai 90 dollari utilizzati per la redazione del piano precedente. Su quella base sono state svalutate di 4,453 miliardi le proprietà di oil&gas.
A dispetto del rosso, il preconsuntivo conferma comunque il dividendo di 0,8 euro per azione, di cui 0,4 distribuiti già lo scorso anno. Il documento sottolinea che il risultato netto “aggiustato“, escludendo operazioni straordinarie e transazioni infragruppo verso i settori in fase di dismissione, cioè la chimica (Versalis) e Ingegneria e costruzioni (Saipem), è stato positivo per 340 milioni. L?amministratore delegato Claudio Descalzi ha ricordato che “il complesso processo di deconsolidamento di Saipem si è ora concluso, a soli quattro mesi dal suo avvio, e ha portato nelle casse di Eni entrate nette per 4,8 miliardi, mentre i piani di efficientamento e di razionalizzazione delle spese hanno fatto registrare risultati migliori delle attese, tanto da consentire l’autofinanziamento dei capex (spesa in conto capitale, ndr) 2015 in uno scenario di circa 50 dollari/barile, 13 dollari/barile in meno rispetto alle aspettative di un anno fa”.
La divisione Exploration and production, duramente colpita dal crollo del petrolio, nel quarto trimestre ha registrato una flessione dell’utile operativo adjusted di 1,17 miliardi (-58%). Il calo delle quotazioni è stato attenuato dalla crescita delle produzioni, dalla riduzione dei costi e dal deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. I settori gas e raffinazione hanno invece registrato performance positive, pur se in riduzione rispetto al quarto trimestre 2014 (-0,2 miliardi).