Mafie

Matteo Messina Denaro, Facebook apre i server ai pm di Palermo per dare la caccia al boss latitante

L'antimafia si è accorta che la primula rossa di Cosa nostra non comunicava solo con i pizzini ma anche utilizzando la chat del social network dove parlava con la sorella arrestata nel 2013. Dopo un lunghissimo iter burocratico i giudici californiani hanno dato parere positivo alla rogatoria inviata dai giudici palermitani

Mark Zuckerberg collabora alla cattura di Matteo Messina Denaro. Dopo un lunghissimo iter burocratico la procura di Palermo ha ottenuto l’accesso ai server di Facebook che contengono le conversazioni tra l’ultima primula rossa di Cosa nostra e i suoi sodali. È tramite il celebre social network che il boss di Castelvetrano parlava con Anna Patrizia Messina Denaro, la sorella del latitante arrestata nel dicembre del 2013 e condannata a tredici anni di carcere per associazione mafiosa.

Il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato e i sostituti Paolo Guido e Carlo Marzella si sono accorti infatti che Messina Denaro non comunicava soltanto tramite i pizzini scambiati dai suoi fiancheggiatori nelle campagne della provincia di Trapani. Al più arcaico dei sistemi di comunicazione, il padrino aveva affiancato il più moderno e più veloce: e cioè la chat di Facebook. A condurre i pm sulle pagine del social network nato all’università di Harvard nel 2004 è uno degli episodi registrati quando Anna Patrizia Messina Denaro era ancora libera: il marito detenuto, Vincenzo Panicola, chiedeva come dovevano comportarsi con un imprenditore che minacciava di collaborare con in magistrati. Dopo pochissimi giorni la donna tornava quindi in carcere portando il messaggio di Matteo: l’uomo non doveva essere toccato, “perché poteva fare danno”.

Gli inquirenti, però, come racconta l’edizione palermitana di Repubblica, non avevano notato alcun movimento sospetto, nessun arrivo di pizzini, nemmeno un cenno che facesse presagire un incontro tra Anna e Matteo Messina Denaro: come avevano fatto quindi i due fratelli a comunicare? Semplicemente tramite Facebook. La sorella del boss mafioso, infatti, apre una serie di profili – tutti con nomi e foto false – per parlare con il boss latitante. E dall’altra parte, nascosto dietro un indirizzo Ip che proviene da chissà dove, Matteo le risponde, le fornisce consigli e ordini: benvenuti nella mafia dei social network.

Poi, però, Anna Patrizia Messina Denaro decide all’improvviso di cancellare messaggi e profili fasulli: passano pochi giorni e verrà arrestata. C’è stato forse qualcuno che ha anticipato alla donna l’arrivo degli agenti dell’antimafia? Una soffiata arrivata provvidenzialmente per cancellare ogni traccia della pericolosissima corrispondenza? In ogni caso, da quel momento, i pm della procura di Palermo si sono messi al lavoro inviando al tribunale della California centinaia di documenti per ottenere l’accesso ai server di Facebook.

Decine di istanze tradotte in inglese per spiegare che Matteo Messina Denaro è il latitante più pericoloso d’Europa e che una parte dei suoi segreti si nascondono nei cunicoli oscuri del social network di Zuckerberg. Alla fine i giudici californiani si sono convinti, dando parere positivo alla rogatoria inviata da Palermo, mentre l’ambasciata statunitense a Roma ha concesso un intero server agli uomini della Dia per scaricare tutti i file provenienti dai falsi profili utilizzati da Anna Patrizia Messina Denaro. Lì, da qualche parte, sono nascosti i messaggi scambiati con gli avatar utilizzati da Matteo su Facebook. Dietro un indirizzo Ip, insomma, potrebbe nascondersi l’ultimo covo del boss di Cosa nostra. Che insieme ai pizzini ha deciso di comunicare anche con i social network.