Michael Fassbender
Se esiste un “potential spoiler” cioè “possibile disturbatore” di Leonardo DiCaprio questo è Michael Fassbender, alla sua seconda candidatura dopo quella ottenuta nel 2013 da non protagonista di 12 anni schiavo di Steve McQueen. Nell’assai complesso ruolo di Steve Jobs, omonimo titolo del biopic per la firma di Danny Boyle, il 38enne performer irlandese/tedesco è formidabile. La sua capacità di aderire al personaggio riletto per il cinema da Aaron Sorkin alla sceneggiatura e da Boyle alla regia sorprende però solo chi non conosce il talento di Fassbender: non esiste ruolo, neppure tra i secondari, per cui il bel Michael non abbia dato il 100%, restituendo universi umani di fortissimo impatto scenico ed emotivo. Arrivato ai clamori della critica grazie al londinese McQueen che gli ha regalato due personaggi memorabili come Bobby Sands in Hunger (2008) e in Shame, oggi è tra le star più richieste sia dal cinema d’autore che commerciale, tanto negli States quanto in Europa. Nel ritratto del fondatore della Apple l’attore punta a colpire “l’anima” di un personaggio controverso e iconico, che viene perennemente mostrato nei backstage del suo agire, ovvero delle sue storiche presentazioni dei nuovi prodotti dell’azienda di Cupertino. Quasi un dramma da camera, con chiara impostazione teatrale, il film esalta le qualità della recitazione orale e posturale di Fassbender, confluite in una meritatissima candidatura agli Oscar.