“Per fortuna.” Questa è stata una delle prime frasi che ha pronunciato Rosalia Basile ieri, durante l’udienza al processo Borsellino quater, per commentare il divorzio da suo marito, Vincenzo Scarantino, il “falso pentito” sulle cui dichiarazioni si sono poggiati i primi due processi per la strage di Via D’Amelio ed oggi imputato di calunnia nel quarto. Non ha, la signora Basile, un ricordo bellissimo del suo ex, una persona non particolarmente equilibrata che a volte le usava “alzare pure le mani”, tanto da insistere più di una volta con il pubblico ministero e con gli avvocati affinché affiancassero alla parola “marito” l’aggettivo “ex”.

Nel 1992 Rosalia, poco più che una ragazzina, vide il marito venire arrestato – innocente – per una strage in cui morirono un giudice e cinque poliziotti, lo vide spegnersi lentamente nel carcere di Pianosa a causa, ieri ha riferito, del trattamento disumano che gli riservarono per convincerlo ad autoaccusarsi, fino a renderlo l’ombra di se stesso. Nel 1994 venne scaraventata all’improvviso fuori dalla sua città con tre bambini piccoli, per seguire il marito, diventato “collaboratore di giustizia”, nella nuova località protetta, solo per essere testimone delle crisi di quest’ultimo, dilaniato dalla paura e dai sensi di colpa per aver accusato degli innocenti. Osservò poliziotti istruire il marito “come in un copione”, per fargli ripetere correttamente la sua versione della storia da raccontare poi ai giudici. Ascoltò il marito, a seguito dell’ennesima crisi di coscienza, confessare tutte le sue bugie ad un microfono di un giornalista di “Studio Aperto” e a quel punto cercò di tornare a Palermo, solo per ritrovarsi di fronte un magistrato arrivato a spiegarle quanto fosse importante sostenere il marito, avvalendosi della facoltà di non rispondere in occasione della sua prossima testimonianza nel processo contro di lui. Ma lei non si diede per vinta e, non ascoltata da nessun altro, prese carta e penna e scrisse, tra gli altri, al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Presidente della corte d’Assise, raccontando per filo e per segno la storia appena narrata, le minacce, la paura, la rabbia, chiamando ciascuno, con nome e cognome, alle proprie responsabilità. La lettera si perse nel nulla.
Oggi, a dodici anni dal divorzio da Vincenzo Scarantino e a più di vent’anni da quella lettera, è stata interrogata per la prima volta da un magistrato, agli sgoccioli del processo Borsellino quater e solo come “prova integrativa”. Non era mai stata sentita dopo la ritrattazione dell’ex marito, anche se quella lettera è sempre stata agli atti di questo processo. Naturalmente ha confermato tutta la versione data nel 1995 ma non è per questo che oggi ho deciso di scrivere di lei. Quello che mi preme raccontare è ciò che è successo nella manciata di minuti dopo che la signora ha preso posto sul banco dei testimoni. Il presidente della Corte le concede, come da codice, la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere. Attimi di silenzio, durante i quali penso di dover dire addio alla sua testimonianza. I ricordi sono troppo dolorosi e a chi la dovrebbe la verità? Ad un uomo che oggi tiene a definire “ex”? Ad uno Stato che ha avuto più di vent’anni per chiedergliela, dopo averla avuta servita su un foglio di carta vergato a mano e firmato?
Ed invece arriva la sua risposta, che spiazza tutti: “Sì, intendo rispondere”.
E Rosalia Basile ha risposto, a tutte le domande, diversamente da quanto hanno fatto nel 2013 i dirigenti della Polizia di Stato Mario Bo e Vincenzo Ricciardi e, solo una settimane fa, gli ispettori di Polizia Domenico Militello e Giacomo Guttadauro che, chiamati a testimoniare nello stesso processo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Quando l’esempio non viene dagli uomini di Stato ma da una donna ferita dalla vita e, forse, da quello stesso Stato.
Federica Fabbretti
Agende rosse
Mafie - 26 Febbraio 2016
Strage di via D’Amelio, l’ex moglie di Scarantino decide di rispondere. E dà l’esempio
“Per fortuna.” Questa è stata una delle prime frasi che ha pronunciato Rosalia Basile ieri, durante l’udienza al processo Borsellino quater, per commentare il divorzio da suo marito, Vincenzo Scarantino, il “falso pentito” sulle cui dichiarazioni si sono poggiati i primi due processi per la strage di Via D’Amelio ed oggi imputato di calunnia nel quarto. Non ha, la signora Basile, un ricordo bellissimo del suo ex, una persona non particolarmente equilibrata che a volte le usava “alzare pure le mani”, tanto da insistere più di una volta con il pubblico ministero e con gli avvocati affinché affiancassero alla parola “marito” l’aggettivo “ex”.
Nel 1992 Rosalia, poco più che una ragazzina, vide il marito venire arrestato – innocente – per una strage in cui morirono un giudice e cinque poliziotti, lo vide spegnersi lentamente nel carcere di Pianosa a causa, ieri ha riferito, del trattamento disumano che gli riservarono per convincerlo ad autoaccusarsi, fino a renderlo l’ombra di se stesso. Nel 1994 venne scaraventata all’improvviso fuori dalla sua città con tre bambini piccoli, per seguire il marito, diventato “collaboratore di giustizia”, nella nuova località protetta, solo per essere testimone delle crisi di quest’ultimo, dilaniato dalla paura e dai sensi di colpa per aver accusato degli innocenti. Osservò poliziotti istruire il marito “come in un copione”, per fargli ripetere correttamente la sua versione della storia da raccontare poi ai giudici. Ascoltò il marito, a seguito dell’ennesima crisi di coscienza, confessare tutte le sue bugie ad un microfono di un giornalista di “Studio Aperto” e a quel punto cercò di tornare a Palermo, solo per ritrovarsi di fronte un magistrato arrivato a spiegarle quanto fosse importante sostenere il marito, avvalendosi della facoltà di non rispondere in occasione della sua prossima testimonianza nel processo contro di lui. Ma lei non si diede per vinta e, non ascoltata da nessun altro, prese carta e penna e scrisse, tra gli altri, al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Presidente della corte d’Assise, raccontando per filo e per segno la storia appena narrata, le minacce, la paura, la rabbia, chiamando ciascuno, con nome e cognome, alle proprie responsabilità. La lettera si perse nel nulla.
Oggi, a dodici anni dal divorzio da Vincenzo Scarantino e a più di vent’anni da quella lettera, è stata interrogata per la prima volta da un magistrato, agli sgoccioli del processo Borsellino quater e solo come “prova integrativa”. Non era mai stata sentita dopo la ritrattazione dell’ex marito, anche se quella lettera è sempre stata agli atti di questo processo. Naturalmente ha confermato tutta la versione data nel 1995 ma non è per questo che oggi ho deciso di scrivere di lei. Quello che mi preme raccontare è ciò che è successo nella manciata di minuti dopo che la signora ha preso posto sul banco dei testimoni. Il presidente della Corte le concede, come da codice, la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere. Attimi di silenzio, durante i quali penso di dover dire addio alla sua testimonianza. I ricordi sono troppo dolorosi e a chi la dovrebbe la verità? Ad un uomo che oggi tiene a definire “ex”? Ad uno Stato che ha avuto più di vent’anni per chiedergliela, dopo averla avuta servita su un foglio di carta vergato a mano e firmato?
Ed invece arriva la sua risposta, che spiazza tutti: “Sì, intendo rispondere”.
E Rosalia Basile ha risposto, a tutte le domande, diversamente da quanto hanno fatto nel 2013 i dirigenti della Polizia di Stato Mario Bo e Vincenzo Ricciardi e, solo una settimane fa, gli ispettori di Polizia Domenico Militello e Giacomo Guttadauro che, chiamati a testimoniare nello stesso processo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Quando l’esempio non viene dagli uomini di Stato ma da una donna ferita dalla vita e, forse, da quello stesso Stato.
LA REPUBBLICA DELLE STRAGI
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Milano, 18 mar. (Adnkronos) - Condanna ridotta in appello per il trapper Shiva. La Corte d'Appello di Milano ha accolto la proposta di concordato raggiunta dalla procura generale e dalla difesa del cantante, nome d'arte Andrea Arrigoni, di una pena a 4 anni e 7 mesi per aver sparato e ferito l'11 luglio 2023 due presunti aggressori all'interno del cortile degli uffici della casa discografica a Settimo Milanese.
In primo grado, lo scorso 10 luglio, i giudici del tribunale di Milano avevano condannato il trapper a sei anni, sei mesi e 20 giorni per il reato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco ed esplosioni pericolose per la sparatoria avvenuta in via Cusago, a Settimo Milanese, nel corso della quale due giovani milanesi erano stati gambizzati. Il 24enne si era difeso con lunghe dichiarazioni spontanee, oggi invece 'festeggia' con una storia Instagram con la scritta 'free' (libero, ndr). La riduzione della condanna gli consente di concentrarsi solo sulla musica.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sia un po' più sovranista, perché mi pare che lei stia cercando il bacio della pantofola con Trump: è andata più volte a incontrare Trump in occasioni non ufficiali, ma ancora non l'hanno invitata alla Casa Bianca come hanno fatto con Macron e Starmer, spero che accada presto. Ma sia sovranista, anziché inseguire Trump riprenda la lezione di Alcide De Gasperi del 1951 sulla difesa comune europea. Lei ha un grande statista che non appartiene alla sua storia politica ma noi lo apprezziamo; si chiama Alcide De Gasperi, quando dice non può essere soltanto una questione di armi ma di giustizia sociale, di libertà. Questo è il modello a cui deve guardare l'Italia non inseguire Trump come sta facendo lei". Lo ha affermato Matteo Renzi, intervenendo in Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Confindustria, la sua base, quelli che hanno votato per lei, sono terrorizzati dai dazi, non dia retta a Salvini e a Lollobrigida, lei -ha aggiunto l'ex premier- non può rispondere li mette Trump, dazi vostri. Sono dazi amari, una cosa un po' diversa".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Una risoluzione che dimostra che se il Pd discute sa fare la sintesi. Spendere di più per la difesa europea in linea con libro bianco che ottiene il via libera e impegno a non aumentare i bilanci nazionali senza condizionalità che spingano verso la difesa comune”. Lo scrive Simona Malpezzi, senatrice del Pd, sui social.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni oggi ha parlato di tutto tranne che del ruolo che l’Europa deve avere. Ha però parlato molto di Trump, a cui si è affidata per la soluzione della guerra in Ucraina. In pratica, sulle grandi questioni internazionali, Meloni scarica l’Europa e, politicamente, consegna l’Italia totalmente nelle mani degli Usa, omettendo tra l’altro che le proposte da lei avanzate sono state tutte puntualmente ignorate dal presidente americano. Altro che sovranismo, autorevolezza e ruolo ritrovato dell’Italia”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“L’Europa che vuole Meloni è una Europa vassalla di Trump e di Musk, che non costruisce una propria difesa, che accetta passivamente i dazi e che osserva immobile che Russia e Usa si spartiscano l’Ucraina. In questo scenario, Meloni non disegna nè immagina un ruolo dell’Europa, sperando che la zatterina Italia non affondi nell’Atlantico. Tutto l’opposto di quello che chiediamo noi: Europa federale fino agli Stati Uniti d’Europa, esercito comune, politica estera comune, e più integrazione europea. In due parole: più Europa”, conclude Magi.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Nel valzer di poltrone Rai, che inizierà giovedì con una prima tornata di nomine, entrerà presto anche Roberto Genovesi, in procinto di assumere l'incarico di direttore di Rai Kids. A quanto apprende l'Adnkronos, lo scrittore e docente, attuale direttore di Rai Libri (la casa editrice della Rai), prenderà presto la guida di Rai Kids, quando Luca Milano (67 anni il 31 marzo) andrà in pensione. La nomina di Genovesi dunque dovrebbe riguardare una delle prossime sedute del Cda ma non quella di giovedì prossimo.
In pensione, a maggio, dovrebbe andare, a quanto si apprende, anche Marco Varvello, corrispondente Rai da Londra. E al suo posto andrà con ogni probabilità Nicoletta Manzione che lascerà la sede di Parigi, per la quale sarebbe in pole position Gennaro Sangiuliano.
Al momento non è stato ancora deciso chi a Rai Libri prenderà il posto di Genovesi, che ricopre il ruolo da luglio 2023: il nome verrà infatti scelto, successivamente, dal Cda di RaiCom. E l'incarico potrebbe anche essere affidato momentaneamente ad interim ad un dirigente di RaiCom.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Un ulteriore punto di cui ci occuperemo al Consiglio europeo sarà il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali, un passo decisivo e allo stesso tempo una necessità improcrastinabile per dotare l’Europa di un’infrastruttura finanziaria capace di stimolare quegli investimenti privati di cui non possiamo più fare a meno se vogliamo sostenere la competitività. Non possiamo più fingere di non vedere come ogni anno oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea finiscano in investimenti extra Ue. Sono investimenti che abbiamo la possibilità, e il dovere, di intercettare. Il Vertice Euro, in agenda per giovedì pomeriggio, ci darà l’occasione di approfondire questi temi". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte di Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata è di omicidio colposo. I pm di piazzale Clodio avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Ora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.