Niente aule universitarie per l’Israeli Apartheid Week (IAW), fissata a Cagliari tra il 26 febbraio ed il 3 marzo. Un rude comunicato dell’Università ritira l’appoggio di una manifestazione che vedeva buona parte del programma nei locali dell’Ateneo. Una diffida in piena regola per l’Israeli Apartheid Week, un evento internazionale organizzato ogni anno all’interno delle università di tutto il mondo per discutere se ed in che modo definire apartheid le misure attuate da Israele nei confronti dei palestinesi nei Territori Occupati. L’obiettivo è sviluppare un movimento globale sempre in crescita.

Dall’IAW, promossa a Cagliari dalla Associazione Amicizia Sardegna Palestina e dalla rete BDS Sardegna, è partita una forte campagna per boicottare ogni tipo di prodotto proveniente dal territorio israeliano, a supporto della richiesta di piena uguaglianza dei cittadini arabo-palestinesi di Israele, di fine di tutte le occupazioni e colonizzazioni nei territori arabi, di smantellamento del Muro, sino ad arrivare al diritto di ritorno da parte dei rifugiati palestinesi.

Per giustificare l’improvvisa retromarcia, l’Università si richiama a “valori fondanti di pluralismo, libertà da ogni condizionamento ideologico, confessionale e politico, e rispetto della pari opportunità anche tra differenti posizioni culturali”. L’università di Cagliari si schiera così apertamente, contraddicendo i valori che si attribuisce, dalla parte di Israele, della sua violenta politica di occupazione militare, della condizione di apartheid di fatto in cui tiene i palestinesi.

Eppure le porte dell’Università erano state spalancate allo scrittore israeliano David Grossman. Eppure a settembre scorso la facoltà di Architettura ha ospitato la celebrazione della 4th Annual Conference on Israel Studies dell’European Association of Israel Studies.
Non risulta che l’università abbia opposto, in quelle occasioni, e neanche riguardo alle collaborazioni accademiche avviate con le università israeliane, obiezioni riguardanti il mancato rispetto dei diritti umani e delle risoluzioni dell’Onu da parte di Israele.

Si accusa la manifestazione di “antisemitismo mascherato (che) assume la valenza di fiancheggiamento del terrorismo islamista se non proprio una completa adesione partendo dalla ripetizione pedissequa della loro nefasta propaganda e di attacco mortale a semplici cittadini per il sol fatto di essere ebrei”. Questi sproloqui hanno trovato terreno fertile nella scarsa profondità con cui l’Università valuta la propria fasulla equidistanza, addolcita da un importante progetto di collaborazione con una università israeliana. Sappiamo che c’è stato un intervento dell’ambasciatore israeliano presso i vertici dell’Università. Prima si è acconsentito, e poi si è fatta retromarcia. Anche l’Università è a sovranità limitata, proprio negli stessi giorni in cui facciamo, come un secolo fa e come nel 2011, la guerra alla Libia.

L’IAW è alla sua quarta edizione, ed è sempre stato ospitato nei locali dell’Università. Perché questa volta no? Non è che a Cagliari, molto prosaicamente, è stata rinnovata l’antica abitudine del mondo accademico di schierarsi, appena possibile, dalla parte del più forte?
Il Sindaco di Cagliari ed il presidente della Regione, che a parole sono per la pace in Medio Oriente, non hanno nulla da dire?

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